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Home » Blog » Magic Oss, revocati gli arresti domiciliari dal Gip. Tornano liberi gli indagati di Velletri e Latina.

Magic Oss, revocati gli arresti domiciliari dal Gip. Tornano liberi gli indagati di Velletri e Latina.

RedazioneRedazione10/12/20244 Mins Read

Sono tornati in libertà le quattro persone finite agli arresti domiciliari lo scorso 2 dicembre nel corso dell’inchiesta denominata Magic OSS condotta dalla Guardia di Finanza di Velletri.

Accolte le istanze degli avvocati difensori Loi, Frisetti, Marino, dal Gip, Picca, che ha ordinato l’immediata liberazione di Mario Letizia, della moglie Francesca Iacobelli, gestori del Centro Studi Atena, e dei pontini Bruno e Sara Guarnacci.
L’ordinanza cautelare è stata dichiarata nulla nella parte che dispone gli arresti domiciliari.

La vicenda giudiziaria

La scorsa settimana, i Finanzieri del Comando Provinciale di Roma avevano eseguito l’ordinanza di restrizione ai domiciliari nei confronti dei quattro accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni di privati, della Regione Lazio e per falsificazione di atti pubblici.

Erano così scattati gli arresti a carico di due persone di Velletri e altrettante di Latina, che risultavano titolari di fatto delle strutture.
Ai domiciliari sono finiti Mario Letizia e la moglie Francesca Iacobelli, gestori del Centro Studi Atena. A Latina, invece, Bruno Guarnacci, presidente dell’Ente di Formazione Superiore Associazione Graffiti. e Sara Guarnacci.

L’operazione, denominata “Magic Oss”, condotta dalle Fiamme Gialle di Velletri, sotto il comando del Capitano Alessandro Bruno, e coordinata Procura della Repubblica di Velletri, avrebbe fatto luce su quella che è stata definita dai finanzieri un’organizzazione criminale la quale, attraverso i due istituti con sede a Velletri e Latina, rilasciava diplomi di “operatore socio sanitario” e attestati di specializzazione in “primo soccorso e sicurezza sul lavoro” senza il necessario svolgimento dei corsi formativi e dei tirocini obbligatori.

Le indagini erano iniziate nel 2020 dopo centinaia di querele presentate alla Finanza, sia dalla Regione Lazio sia dalle persone iscritte che pensavano potessero conseguire il diploma in maniera regolare, avendo pagato per i corsi dai 2400 e i 2600 euro.

Le indagini hanno accertato che oltre 160 persone provenienti da tutta Italia avrebbero ottenuto false qualifiche, in alcuni casi persino durante situazioni improbabili: emblematico il caso di uno spacciatore residente in Toscana, sottoposto agli arresti domiciliari, che risultava formalmente presente alle lezioni.

Secondo la ricostruzione dei militari della Finanza, le ore di teoria venivano svolte a distanza tramite video caricati su Whatsapp o Youtube. Inoltre, per sostenere l’avvenuta teoria svolta, era necessario avere dei registri per vedere se le lezioni fossero svolte in aula o in strutture sanitarie o case di ripose.

Secondo l’impianto accusatorio, le presenze venivano solo attestate nei registri, oppure i tirocini venivano svolti solo in case di riposo. Così facendo, chi usciva dai “diplomifici” si relazionava con persone fragili o disabili senza una adeguata preparazione.

Su richiesta della Procura, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Velletri aveva disposto anche il sequestro preventivo di circa 120.000 euro, somma pari al contributo erogato dalla Regione Lazio alle società coinvolte nell’ambito del programma Garanzia Occupabilità dei Lavoratori (meglio noti come i corsi G.O.L.), finanziato con fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Gli investigatori delle Fiamme Gialle. nel corso della ricostruzione delle indagini e dai messaggi ritrovati sui cellulari degli indagati. hanno individuato anche un dipendente della Regione Lazio delegato alla formazione professionale che era sempre il presidente designato per gli esami degli aspiranti Oss. Lo stesso dipendente avrebbe dichiarato di non aver mai fatto controlli amministrativi, fidandosi del legale rappresentante e che questo modo di fare sarebbe abbastanza diffuso.

I registri, sempre secondo la ricostruzione dell’accusa, venivano “postdatati” e contenevano le firme dei frequentatori che, in realtà, non avevano svolto il tirocinio formativo. Di questo modus operandi le Fiamma Gialle ne avrebbero avuto contezza leggendo le chat contenute sui telefoni cellullari degli indagati.

Per ottenere l’erogazione del contributo da parte della Regione bastava, quindi, presentare le carte in regola. Dalle indagini dei finanzieri è venuto fuori che la Regione Lazio ha erogato complessivamente 117.058 euro. Inoltre, per i docenti formatori era pure lievitata la tariffa oraria: dai 20/25 euro l’ora si era arrivati 131,63 euro inseriti nella rendicontazione.

Bisognerà attendere adesso il processo per capire effettivamente come stanno le cose, se le indagini mosse dalla Guardia di Finanza e le accuse della Procura di Velletri saranno confermate in sede dibattimentale.

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