L’ospedale Riuniti di Anzio e Nettuno è al centro di una forte denuncia da parte del sindacato UGL Salute, che parla senza mezzi termini di un lento smantellamento. A preoccupare è la prospettiva di un declassamento, che metterebbe a rischio la stessa sopravvivenza dell’ospedale, soprattutto con l’estate alle porte e un aumento della popolazione residente.
«Stupisce l’inerzia della Regione Lazio di fronte al depauperamento di una struttura storica, radicata sul territorio, quasi che la si voglia accompagnare inesorabilmente verso la chiusura», afferma Gianluca Giuliano, segretario nazionale UGL Salute, sottolineando la gravità della situazione.
Secondo il sindacato, l’ospedale di Anzio e Nettuno rischia di perdere la qualifica di DEA di I livello, con la conseguente cancellazione di servizi essenziali, a partire da ortopedia e radiologia, già in forte difficoltà per carenze di personale. A questo si aggiunge l’emergenza delle liste d’attesa, con prestazioni come colonscopie ed ecografie mammarie fissate a mesi – se non anni – di distanza, anche in caso di urgenza.

Per l’UGL Salute, tutto questo rappresenta «la prova evidente di un abbandono». Giuliano si rivolge direttamente al presidente Francesco Rocca, ai vertici della ASL Roma 6 e alla politica locale: «Serve subito un tavolo di confronto per salvare il presidio. Il tempo delle attese è finito».
Al momento, dalla Regione Lazio e dall’ASL non sono arrivate dichiarazioni ufficiali. Ma l’allarme è ormai pubblico: senza interventi immediati, l’ospedale di Anzio e Nettuno potrebbe davvero avviarsi verso la chiusura. E per un territorio già fragile, questo sarebbe un colpo durissimo.