Ha inaugurato sabato 24 maggio presso la suggestiva Sala dei Marmi del Museo Civico “Mario Antonacci” di Albano Laziale la mostra “Liuthery L’occhio ascolta”, un’esposizione immersiva che resterà visitabile fino all’8 giugno 2025 durante gli orari di apertura del museo. Il progetto nasce con il patrocinio dell’Assessorato alle Biblioteche del Comune di Albano Laziale, rappresentato dall’Assessore Maria Cristina Casella, e si configura come un evento culturale che intreccia arte, artigianato e accessibilità, offrendo un’esperienza emozionale e sensoriale rivolta a un pubblico ampio, inclusivo e intergenerazionale.
Un allestimento che racconta senza parole
La mostra è il frutto di un articolato lavoro curato da Luca Rondoni, in collaborazione con il liutaio Gianfranco Roffi e l’architetto Gianfranco Neri, con l’assistenza alla curatela di Flora Colonnelli. L’allestimento, concepito per dialogare armoniosamente con la collezione permanente del museo, gioca con il contrasto tra luce e oscurità: le opere, illuminate in un ambiente in penombra, si stagliano in uno spazio che riecheggia la tastiera di un pianoforte, tra pieni e vuoti, bianchi e neri. Questo ritmo visivo omaggia lo strumento principe della composizione musicale e traduce in forma espositiva il senso stesso della mostra: l’occhio che ascolta.
A incarnare visivamente questa metafora è l’opera “Concerto” del Maestro Manlio Rondoni, che raffigura un direttore d’orchestra simbolico, guida ideale di questo dialogo tra le creazioni contemporanee e l’eredità storica del museo.
Dalla liuteria all’arte: un progetto in evoluzione
“Liuthery – Armonie a Colori” è un’idea che prende forma nel 2022, quando Gianfranco Roffi, ebanista e liutaio di lunga esperienza internazionale, torna in Italia per fondare una bottega di liuteria a Velletri. Da qui nasce la collaborazione con l’artista Roberto Pruneddu e l’intuizione di decorare strumenti ad arco trasformandoli in vere e proprie opere d’arte. Ogni violino, viola o violoncello diventa un pezzo unico, frutto della tradizione liutaia cremonese – riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio culturale immateriale – e della visione artistica contemporanea.
Questa poetica contaminazione tra forma, colore e materia produce un linguaggio multisensoriale, in cui il suono silente degli strumenti prende corpo attraverso curve scolpite, pennellate vibranti e aromi del legno: un’arte da vivere con tutti i sensi.

Liuthery l’occhio ascolta. Un’esperienza inclusiva per tutti
Al centro del progetto espositivo c’è l’idea di un’arte accessibile e partecipativa, pensata non solo per i visitatori abituali dei musei, ma anche per le scuole e per i bambini con disabilità, in particolare i non udenti. L’allestimento, studiato per stimolare la percezione tattile e visiva, invita i visitatori a interagire con le opere, a toccare, esplorare, sentire. Non è solo una mostra da guardare, ma un percorso da attraversare con lentezza e attenzione, in cui l’osservazione diventa una forma di ascolto.
Il titolo della mostra, ispirato alle parole del filosofo Régis Debray – “L’occhio ascolta, ma non capisce l’occhio dell’altro” – si fa dichiarazione d’intenti: ogni sguardo è unico, ogni incontro con l’opera è personale e irripetibile. Non serve comprendere l’arte, basta lasciarsene attraversare.
Artisti e artigiani in dialogo
Alla mostra partecipano numerosi artisti e creativi che, con le loro interpretazioni, arricchiscono la collezione Liuthery, in continua evoluzione. Tra i nomi in mostra:
Francesca Cammarota, Alessandra Cerini, Daniele Cedroni, Graziano Leoni, Claudio Marini, Gianfranco Neri, The Niro, Roberto Pruneddu, Simone Piccioni, Alessia Severi, Giancarlo Soprano.
Ogni opera rappresenta un tassello di un’orchestra visiva che si esprime in armonie di colore, forma e materia. L’obiettivo non è solo estetico, ma relazionale: creare un’esperienza collettiva che celebri la diversità dello sguardo umano e la forza comunicativa dell’arte, anche (e soprattutto) quando non può essere udita.
Un museo che si rinnova
Con questa esposizione, il Museo Civico Mario Antonacci diventa un luogo di sperimentazione e dialogo tra epoche e linguaggi, tra antico e contemporaneo. La mostra “Liuthery – L’occhio ascolta” riattiva lo spazio museale, restituendogli una funzione dinamica e inclusiva, capace di accogliere e coinvolgere in modi nuovi e profondi.
Informazioni utili
Museo Civico Mario Antonacci, Sala dei Marmi – Albano Laziale
Visitabile fino all’8 giugno 2025 negli orari di apertura del museo
Ingresso libero
Una mostra da vedere.
Una mostra da ascoltare.
Una mostra da ricordare.
Testo del Curatore
“Non esiste un dizionario del visibile. L’occhio ascolta, ma non capisce l’occhio dell’altro.”
— Régis Debray, tratto da “Immagini, Figure, Simulacro” di Gianfranco Neri
C’è un punto di incontro tra ciò che si vede e ciò che si sente, e non ha bisogno di parole. Da questa intuizione nasce Liuthery – Armonie a Colori: L’Occhio Ascolta, un progetto che trasforma il silenzio in linguaggio e rende ogni sguardo un atto di ascolto. È una mostra, sì, ma anche un’esperienza: un invito a rallentare, osservare, toccare, sentire – ognuno con la propria sensibilità, senza gerarchie di senso.
Il progetto prende ispirazione dalla riflessione del filosofo Régis Debray, che ci ricorda quanto ogni sguardo sia irripetibile, intimo, impossibile da tradurre in un vocabolario universale. E allora ci chiediamo: cosa succede se a “vedere” sono mani curiose, capaci di ascoltare con la pelle? Cosa accade se un violino non suona, ma racconta attraverso le sue venature, le sue curve, i suoi colori?
In questo spazio espositivo, i violini della collezione Liuthery, opere d’arte nate dall’incontro tra liuteria e pittura, dialogano con l’architettura suggestiva del Museo Civico di Albano Laziale, in un percorso integrato tra antico e contemporaneo. Le opere non si limitano a essere osservate: invitano ad essere scoperte con le mani, interpretate dagli occhi, vissute dalle emozioni. È un allestimento che abbraccia tutti, adulti e bambini, con un’attenzione particolare a chi vive il mondo senza suoni ma con un’incredibile capacità di percepire.
Durante l’evento, i partecipanti non saranno semplici spettatori, ma protagonisti. Toccheranno, esploreranno, interpreteranno, e soprattutto racconteranno. Perché, come ogni vero ascolto, anche quello visivo ha bisogno di restituzione. Le loro parole, le loro visioni, diventeranno memoria collettiva: un racconto scritto insieme, che storicizza l’esperienza trasformandola in patrimonio condiviso.
Il nostro obiettivo non è solo esporre bellezza, ma generare relazione. Crediamo in un’arte che non chiede di essere compresa, ma accolta. In un’estetica che non impone, ma suggerisce. In una mostra che non inizia e finisce in una sala, ma continua nel ricordo di chi l’ha attraversata.
In un tempo che tende all’omologazione, Liuthery – Armonie a Colori è un gesto di fiducia nella diversità dello sguardo umano. È la prova che l’arte può essere davvero per tutti, se smette di parlare con una sola voce e inizia ad ascoltare. Anche con gli occhi.
Riflessione Critica su Liuthery l’occhio ascolta
Vedere è un modo di ascoltare. Toccare è un modo di comprendere.
Questa mostra nasce dal desiderio di esplorare la relazione profonda tra arte, percezione e ascolto. In un tempo in cui la velocità ci allontana dall’attenzione autentica, Liuthery – Armonie a Colori propone una pausa sensibile, un ritorno a una dimensione in cui ogni dettaglio ha valore.
I violini, spogliati dalla loro funzione sonora, si trasformano in oggetti narranti. Non strumenti muti, ma corpi pieni di memoria, segnati dal lavoro del liutaio e dal gesto creativo degli artisti. Il risultato è un ibrido: parte scultura, parte pittura, parte simbolo. Ogni pezzo è unico, eppure dialoga con gli altri, in un’armonia visiva che richiama la coralità di un’orchestra.
Il pubblico non è chiamato a capire, ma a sentire. L’esperienza inclusiva di questa mostra invita ogni visitatore – adulto o bambino, udente o non udente – a incontrare l’opera con libertà. Toccare un violino, seguire le sue curve con le dita, scoprire una pennellata nascosta, diventa un gesto di intimità. La percezione si allarga, coinvolge tutto il corpo, non solo lo sguardo.
In questo contesto, il museo non è più un luogo di silenzio contemplativo, ma uno spazio di relazione. Il dialogo tra antico e contemporaneo, tra tradizione e innovazione, si realizza in modo naturale. Non si tratta solo di mostrare, ma di costruire un’esperienza collettiva in cui l’arte non è qualcosa da “capire”, ma da vivere.
L’artigianato, la manualità, la memoria del legno e l’invenzione pittorica si fondono in una proposta culturale che parla anche di comunità, di ascolto reciproco, di empatia. È una riflessione viva su cosa può essere una mostra oggi: non una collezione di opere, ma una coreografia di incontri.
In un mondo iper-visivo, questa mostra ci insegna che anche l’occhio può ascoltare. E che ogni persona, se messa nelle condizioni giuste, può entrare in risonanza con l’arte. Basta lasciarsi toccare.
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