Il tema dei posti letto all’ospedale di Terracina, con pazienti trasferiti altrove e spesa pubblica che alimenta il settore privato, diventa un caso politico. I dati diffusi dal portavoce provinciale di Azione, Arcangelo Palmacci, mettono nel mirino la gestione sanitaria del presidio di Terracina, sollevando dubbi sulle scelte operate dalla ASL di Latina.
Secondo quanto riportato da Palmacci, ogni mese circa 140 ricoveri vengono dirottati verso strutture private come l’ICOT di Latina, la Clinica Costa di Formia e altri centri accreditati nel Frusinate e nella Capitale. Costo stimato per ciascun ricovero: 630 euro al giorno, per una spesa mensile che si aggira intorno agli 88.000 euro. Una cifra che pesa sul bilancio della sanità pubblica, tanto più se si considera che nel reparto ospedaliero di Terracina risultano attualmente disponibili ma non attivi 22 posti letto pubblici.
«È un paradosso – sottolinea Palmacci –: da un lato si spendono soldi pubblici per alimentare il settore privato, dall’altro si lasciano vuoti spazi che potrebbero essere immediatamente riattivati per offrire un servizio alla cittadinanza».
Il nodo centrale, come evidenziato da Azione, è la carenza di personale, che impedisce l’attivazione dei posti letto. Eppure, l’atto aziendale della ASL del 17 marzo 2025 prevede chiaramente il potenziamento dell’organico e la riattivazione delle degenze, attraverso concorsi e assunzioni.
Nel frattempo, servizi essenziali come quello di endoscopia restano fermi, costringendo decine di pazienti ogni mese a spostarsi in altri centri con disagi logistici, attese più lunghe e costi indiretti per le famiglie.
Palmacci punta il dito anche contro il rischio di consolidare una dinamica che diventa strutturale:
«Il ricorso al privato non può diventare una scorciatoia strutturale. È giusto intervenire in emergenza, ma le scorciatoie temporanee non devono diventare l’unica strada percorsa. Così si rinuncia a investire davvero nella sanità pubblica».
Con l’estate alle porte e l’aumento della popolazione sul litorale, Azione chiede misure straordinarie ma realmente transitorie per garantire una risposta sanitaria adeguata. Per il lungo periodo, però, la strada indicata è chiara: riattivare i servizi interni, rafforzare il personale e restituire piena funzionalità a un ospedale che può e deve essere un punto di riferimento per l’intero sud pontino.
«Quella di Terracina – conclude Palmacci – è una struttura che ha potenzialità enormi. Lasciarla al minimo delle sue funzioni significa non solo sprecare risorse, ma negare un diritto alla salute ai cittadini del territorio».
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