Ad Anagni, nel cuore della città dei papi, una chiesa sconsacrata rinasce grazie all’arte. La Madonna del Popolo ad Anagni, da tempo chiusa al culto e dimenticata dalla vita cittadina, si prepara a diventare uno dei luoghi simbolo della rigenerazione culturale in Ciociaria grazie a Jago, lo scultore noto per aver riportato la bellezza in luoghi abbandonati come il Rione Sanità di Napoli.
Il progetto, presentato nella sede del Vescovado alla presenza del vescovo Ambrogio Spreafico e del sindaco Daniele Natalia, ha preso forma attraverso la concessione gratuita dell’edificio all’artista da parte della Diocesi. Non si tratta di una semplice riqualificazione, ma di un processo creativo profondo che parte dalla materia grezza — sia essa marmo o spazio urbano — per generare senso, partecipazione e bellezza.
Per Jago, tornare ad Anagni, nella chiesa della Madonna del Popolo, è molto più che un ritorno geografico. È un percorso di restituzione, un modo per mettere la propria arte a servizio della comunità in cui è cresciuto. Da laboratorio chiuso, dove l’artista scolpirà le sue prossime opere, la Madonna del Popolo si trasformerà progressivamente in spazio espositivo. Un museo vivo, capace di raccontare la trasformazione attraverso l’opera e il lavoro.
Il progetto non si ferma alla sola chiesa: coinvolgerà anche l’ex chiesa di Sant’Antonio Abate, oggi auditorium, dando vita a un circuito culturale integrato. Anagni si candida così a diventare un museo diffuso, non nell’accezione statica del termine, ma come luogo che protegge idee, trasmette memoria e accoglie energie creative.
L’intervento si inserisce in una visione più ampia: quella di un’arte che, pur consapevole della complessità del presente, sceglie di operare come gesto educativo e collettivo. Come già accaduto a Napoli, l’obiettivo è attivare un processo generativo che vada oltre la bellezza visibile, per incidere anche sul tessuto sociale ed economico.
Ad Anagni, le condizioni ci sono tutte: storia, identità, patrimonio e ora anche una nuova energia pronta a muoversi tra scalpellate e visioni condivise. L’antico edificio, che per secoli ha accolto silenzi e preghiere, ospiterà ora gesti e creazione. Un passaggio di consegne simbolico, che parla di rinascita, memoria e futuro.
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