Questa mattina in Corte d’Assise riprende il processo per l’omicidio doloso di Satnam Singh, il bracciante indiano morto tragicamente il 17 giugno 2024 nelle campagne dell’Agro Pontino. La sua morte, avvenuta in circostanze così atroci da scuotere l’intera opinione pubblica, rappresenta uno dei momenti più bui nella recente storia del lavoro agricolo in Italia.
Da alcuni giorni sono arrivati in Italia i genitori e il fratello di Satnam, anche se al momento non è certo che saranno presenti oggi in aula. Nella giornata di ieri, la famiglia è stata ricevuta in Regione Lazio dal presidente Francesco Rocca, nella sala Tevere, per un incontro carico di dolore e commozione.

“Qui la vicenda di Satnam è andata oltre il tema della sicurezza sul lavoro. È mancata l’umanità. Questa storia racconta molto di più: racconta sfruttamento e barbarie”, ha dichiarato Rocca, sottolineando la gravità non solo dell’incidente ma dell’intero contesto in cui è maturato.
Il bracciante, vittima di un incidente sul lavoro, perse un braccio e fu abbandonato senza soccorsi. Un atto che, secondo il governatore del Lazio, rappresenta una “perdita della civiltà”, qualcosa che “non riguarda solo un uomo, ma un’intera comunità”.
“Chiediamo giustizia per mio figlio”
A commuovere la sala è stata soprattutto la madre di Satnam, in lacrime mentre ricordava il figlio.
“Vorrei riavere una cosa sua, anche simbolica, che è stata sequestrata. Per ricordarmi di lui”, ha detto con voce rotta dall’emozione.
Presenti all’incontro anche il padre e il fratello di Satnam, profondamente scossi. Un dolore che non si attenua, a un anno dalla tragedia, e che ora chiede risposte nei tempi e nei luoghi della giustizia.
Una morte che ha scosso il Paese
Il caso Singh ha riportato al centro del dibattito pubblico la questione dello sfruttamento nei campi e del caporalato, piaghe che affliggono il settore agroalimentare italiano, e in particolare il territorio pontino.
“Non si muore per un braccio perso – ha aggiunto Rocca – Pensare a quanto tempo si è perso prima che qualcuno intervenisse, a quanto dolore è stato causato, è una delle parti più terribili di questa vicenda”.
L’auspicio, ora, è che il processo possa fare piena luce sui fatti, e restituire giustizia alla memoria di Satnam Singh, che con la sua tragica morte ha segnato un punto di non ritorno nel dibattito sulla dignità del lavoro agricolo in Italia.
Questa mattina in aula sfileranno i testi dell’accusa che dovranno raccontare le ultime ore di vita del giovane bracciante indiano nel giorno dell’incidente che si rivelò mortale il 17 giugno dello scorso anno.