Si è tenuta ieri ad Aprilia la presentazione del libro “Il mio nome è Balbir”, scritto dal sociologo Marco Omizzolo e da Balbir Singh. L’iniziativa ha portato sotto i riflettori la situazione di migliaia di braccianti costretti a condizioni di vita e lavoro definite inumane, fenomeno diffuso a livello nazionale.
L’incontro è stato occasione di confronto da molteplici punti di vista: sono stati affrontati gli aspetti politici, normativi ed etici del caporalato e dello sfruttamento in agricoltura. Soprattutto, i promotori hanno sottolineato la necessità di combattere l’indifferenza che circonda questo problema. “Vedere così tante persone interessate al tema fa ben sperare rispetto alla costruzione di una società dove cittadini, associazioni, sindacati e politica possano contrastare giorno per giorno questa malattia cronica diffusa in modo dilagante. Su questo faremo la nostra parte”, dichiarano gli organizzatori.
Presente all’evento anche Valeria Campagna, vicesegretaria regionale PD, e Giuseppe Massafra, segretario provinciale CGIL Frosinone/Latina. Entrambi hanno portato il loro contributo analizzando il tema dell’intermediazione illecita di manodopera e lo sfruttamento, sottolineando la necessità di rafforzare le tutele sindacali e di promuovere un cambiamento culturale tanto nelle istituzioni quanto nella cittadinanza.
Il Partito Democratico Aprilia, organizzatore dell’iniziativa, ha ringraziato i relatori per “aver consegnato un contenuto di altissimo valore che sarà motore della nostra azione sul territorio”. L’incontro si inserisce nel quadro delle iniziative territoriali che mirano a sensibilizzare l’opinione pubblica su una delle principali emergenze sociali del Paese: il caporalato e il lavoro agricolo sfruttato.
Il libro “il mio nome è Balbir” propone la testimonianza diretta di Balbir Singh, tra le prime voci ad aver denunciato pubblicamente le condizioni vissute da molti lavoratori immigrati nell’agro-pontino e in altre zone d’Italia. Attraverso la narrazione si intende promuovere conoscenza e responsabilità civica, creando reti di solidarietà e azione concreta contro lo sfruttamento nei campi.
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