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Home » Blog » Centri antiviolenza nel Lazio: la realtà di Stella Polare nel frusinate

Centri antiviolenza nel Lazio: la realtà di Stella Polare nel frusinate

Fra le difficoltà rivelate quella della mancanza di fondi e una mole di lavoro sempre maggiore
Giulio CalenneGiulio Calenne08/03/20244 Mins Read
Operatrici nel centro antiviolenza. Al centro Alessia Garonfalo

Per la Giornata Internazionale della donna abbiamo chiesto al Centro antiviolenza Stella Polare, del Comune di Sora, di raccontarci la realtà dei centri antiviolenza nel Lazio e di fornirci alcuni dati utili a comprendere l’emergenza sempre attuale della violenza di genere.

Alessia Garonfalo, vicepresidente dell’Associazione Risorse Donna e responsabile del centro antiviolenza Stella Polare, ha condiviso con noi il suo impegno quotidiano.

L’associazione

L’Associazione Risorse Donna opera nella Regione Lazio attraverso il centro antiviolenza “Stella Polare”, attivo da oltre 14 anni nel Comune di Sora, e la Casa Rifugio “Essere Libera”, un progetto innovativo che offre monolocali alle donne in difficoltà. Entrambi i progetti sono riconosciuti ufficialmente nella rete antiviolenza. Dal 2017, l’associazione è l’unica nella Provincia di Frosinone a far parte della Rete Nazionale dei centri antiviolenza “Di.Re Donne in rete contro la violenza”.

“La nostra attività si concentra sullo sviluppo dei diritti umani delle donne e dei bambini e sull’ottimizzazione dell’azione della rete antiviolenza”, afferma Garonfalo. “Dal 2021, abbiamo risposto a quasi 500 richieste e negli ultimi due anni le accoglienze sono raddoppiate, un dato che testimonia l’efficacia del nostro lavoro di rete antiviolenza.”

Tra i pochi nella Provincia di Frosinone

Il centro e la casa rifugio sono tra i pochi nella Provincia di Frosinone, che conta 91 comuni e un totale di 467.866 abitanti, e ospita 7 Centri Antiviolenza e 3 case rifugio. “Il nostro lavoro quotidiano è enorme”, afferma Garonfalo. “Attualmente, stiamo seguendo 110 donne, alle quali il centro offre non solo un supporto personale basato sulla relazione tra donne e l’empowerment, ma anche assistenza nella ricerca attiva del lavoro, orientamento formativo e lavorativo, sostegno legale lungo tutto il procedimento giudiziario, sostegno alla genitorialità e partecipazione a progetti d’inclusione”.

Garonfalo sottolinea l’importanza del centro come punto di riferimento sicuro per le donne. “Ogni donna sa che nel Centro antiviolenza trova il suo punto di riferimento sicuro. Le operatrici antiviolenza sono sempre presenti, sia nell’affiancare le donne nei percorsi di giustizia nelle aule dei tribunali, sia nel condividere le loro emozioni e quelle dei figli e delle figlie.”

Come rivolgersi ai centri antiviolenza

Le donne possono rivolgersi al centro chiamando il 1522 e chiedendo del centro più vicino. “La condivisione è fatta di fiducia, segretezza, rispetto. Una relazione efficace e ristrutturante che sostiene l’intero percorso di liberazione dalla violenza”, afferma Garonfalo.

Garonfalo sottolinea anche l’importanza di affrontare le radici strutturali della violenza contro le donne. “È ancora molto radicato nella nostra società quell’agire maschile in grado di condizionare la libertà e l’indipendenza economica delle donne. La mancanza d’indipendenza economica è spesso un elemento che condiziona dall’allontanamento. Ogni forma di violenza ha l’elemento della sottomissione in un contesto di disparità. Il maggior potere dell’uomo nel “ruolo” all’interno della relazione, in grado di condizionare il percorso di autonomia ed indipendenza economica.”

La necessità di maggiori fondi

Garonfalo conclude sottolineando la necessità di un maggiore sostegno istituzionale per le associazioni come la sua. “Nella nostra regione c’è anzitutto bisogno di un buon lavoro di monitoraggio nell’erogazione dei fondi che devono essere destinati ad associazioni esperte e con mission esclusiva nell’area della prevenzione e sostegno a donne e minori.

I centri devono poter avere le risorse economiche adeguate a sostenere le figure operative che non sono e non possono essere “volontarie” in quanto parliamo di operatrici con specifiche competenze in attività che vanno dall’analisi del rischio di recidiva violenza, raccordo con la rete per inserimento in luoghi di protezione, costruzione con la donna di tali percorsi, sostegno alla donna, ai minori vittime di violenza assistita e tanto altro, a ciò si aggiunge una reperibilità h24. Il sistema di rilevazione dei dati relativi alla violenza a carico dei Centri antiviolenza, richiede di investire fondi specifici, presenti in altre regioni.”

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