Il Centro Sociale Ipò di Marino ha annunciato un corteo per sabato 26 luglio, alle ore 10.30, per protestare contro lo sgombero imposto dall’amministrazione comunale.
L’iniziativa nasce dalla recente intimazione del Comune, che ha ordinato il rilascio dei locali dell’ex GIL entro 30 giorni, motivando la decisione con la necessità di lavori di adeguamento sismico.
Secondo l’assemblea del Centro Sociale, la richiesta si configura come un tentativo di sfratto che non tiene conto dei decenni di attività e contributi già versati dalla struttura: “Il centro sociale ha versato all’amministrazione comunale oltre 35 anni di corrispettivi come indicato dalla delibera di assegnazione con tanto di adeguamento ISTAT”.
L’assemblea plenaria, riunitasi il 17 luglio 2025 presso il Centro Sociale Ipò e l’associazione culturale Vincenzo Cimmino, contesta l’urgenza dei lavori.
“L’accelerazione della ‘messa in sicurezza’ è pretestuosa perché il finanziamento evocato risale al 2021 anche se integrato all’ultimo momento”. I membri del centro sottolineano il radicamento della loro esperienza nel territorio, iniziata nel 1987 con l’occupazione di locali pubblici abbandonati, e ricordano il ruolo svolto dalle varie realtà che hanno animato il centro in oltre trent’anni di attività politica, sociale e culturale.
Il comunicato ricorda diverse battaglie condotte negli anni: dall’opposizione alle basi NATO alla lotta contro il lavoro precario, dall’impegno contro la cementificazione al sostegno alla causa palestinese, fino alla mobilitazione contro l’inceneritore di Roma.
“Non possiamo permettere che l’amministrazione di Marino cancelli tutto ciò per di più con una determina dirigenziale”, si legge. Il centro sociale chiede che eventuali lavori vengano concordati senza dover abbandonare i locali, come avvenuto già in passato.
Il corteo, sostenuto da numerosi comitati, associazioni e collettivi della zona, partirà dalla sede del centro sociale Ipò e raggiungerà il Comune di Marino.
“Rilanciamo quindi la mobilitazione per il corteo di sabato 26 luglio”. Tra i firmatari figurano associazioni culturali, sindacati, collettivi ambientalisti e sezioni ANPI dei Castelli Romani.