Il recente provvedimento decisionale della Corte dei Conti ha acceso il dibattito sulla sorveglianza della spesa pubblica, in particolare per quanto riguarda il Ponte sullo Stretto di Messina e l’inceneritore di Roma.
La Corte dei Conti ha espresso parere negativo sul progetto di collegamento stradale e ferroviario tra Calabria e Sicilia, fermando di fatto un’opera che coinvolge direttamente il governo centrale.
Secondo Luigi Lupo, che interviene sull’attualità della decisione, questo atteggiamento dimostra una solerzia elevata da parte della Corte dei Conti nel controllo delle iniziative portate avanti dall’esecutivo nazionale.
Lupo mette però in risalto una presunta disparità di trattamento rispetto ad altre grandi opere, chiamando in causa l’acquisto del terreno destinato a ospitare l’inceneritore di Roma. Qui, afferma, “la Corte fa le cosiddette orecchie da mercante” sugli esposti e sulle notizie relative alla compravendita del terreno da parte del Comune di Roma, tramite la sua controllata Ama.
La critica riguarda il prezzo d’acquisto del lotto: “A fronte di un costo di offerta di vendita di circa 2 milioni di euro e mai però venduto per caro prezzo, è stata invece pagata con denaro pubblico la spaventosa cifra di ben 7 milioni e 499.000 euro”.
Lupo sottolinea che questa vicenda non avrebbe ricevuto la stessa attenzione da parte della Corte dei Conti, suggerendo che le scelte dell’organo di controllo variano in base allo schieramento politico dei promotori delle opere.
Il Ponte sullo Stretto viene visto come un progetto voluto in primo luogo dal vicepremier e ministro Matteo Salvini; l’inceneritore, invece, risulterebbe sostenuto dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri, utilizzando anche poteri commissariali legati al Giubileo. Lupo conclude la sua comunicazione polemizzando su quella che definisce “due pesi e due misure”, rimettendo in discussione la presunta terzietà giurisdizionale della Corte dei Conti.
Luigi Lupo critica la gestione della spesa pubblica e la disparità nei controlli contabili





