Durante l’evento di Legambiente con la Goletta dei Laghi, il Coordinamento Ambientalista dei Castelli Romani ha lanciato un nuovo allarme sullo stato di salute dei laghi del territorio e delle zone umide, tutelate anche a livello europeo.
Lo ha fatto con un messaggio chiaro e diretto: “Basta mistificazioni, servono azioni concrete per difendere i laghi”. Una denuncia che arriva dopo oltre quarant’anni di narrazioni fuorvianti e giustificazioni istituzionali che, secondo gli attivisti, hanno sistematicamente distolto lo sguardo dalle vere cause del degrado ambientale. Cementificazione, prelievi idrici fuori controllo, pozzi abusivi e pianificazione urbanistica senza visione: sono questi, e non altri, i nemici reali delle acque vulcaniche dei Castelli Romani.
Nel corso della conferenza stampa, il Coordinamento ha chiesto al direttore del Parco e ai consiglieri comunali presenti di Castel Gandolfo, Marino e Albano Laziale di fermare l’espansione urbanistica ancora in atto, di bloccare l’ampliamento dell’acquedotto Sforza Cesarini – che quadruplicherebbe la portata dei prelievi – e di interrompere i progetti delle cosiddette gronde, che rischiano di convogliare acque inquinate verso il Lago Albano, aggravandone lo stato ecologico. I rappresentanti delle associazioni hanno inoltre contestato apertamente alcune ricostruzioni mediatiche e istituzionali che imputano l’abbassamento dei livelli dei laghi a fattori marginali come le perdite degli acquedotti o la silvicoltura del castagno. “Non sono le perdite nei tubi a prosciugare i laghi”, affermano, ricordando come l’acqua che si disperde dalle condotte ritorni in gran parte in falda, contribuendo comunque al ciclo idrogeologico.
Allo stesso modo, accusare la gestione forestale di compromettere l’infiltrazione delle piogge appare, secondo gli ambientalisti, del tutto infondato: le foreste dei Castelli Romani, seppur con criticità da affrontare, continuano a garantire la tenuta del suolo e la regimazione delle acque. In realtà, spiegano, è la cementificazione ad aver divorato quasi il 20% del territorio, impedendo al suolo di assorbire la pioggia e alterando profondamente gli equilibri naturali.
A questo si aggiunge un consumo idrico, residenziale e industriale, insostenibile: serve una riduzione immediata del 30% per ristabilire condizioni minime di sostenibilità. Ma il dato più allarmante riguarda la presenza, sull’intero bacino vulcanico laziale, di oltre 100.000 pozzi, di cui almeno il 45% sarebbero abusivi.
Di qui la richiesta di avviare una campagna di controlli e sanzioni, ristabilendo legalità e trasparenza sull’uso di una risorsa comune e preziosa. “Questa volta – dicono dal Coordinamento – non permetteremo che la verità venga insabbiata. Difendere i laghi significa dire con chiarezza quali sono le cause reali del dissesto e intervenire con urgenza. I nostri laghi non sono soltanto uno scenario turistico: sono ecosistemi fragili, connessi alla vita quotidiana di tutti. Meritano rispetto, cura e verità”.
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