“Coraggioso” è l’aggettivo che da più parti definisce la cucina di Simone Nardoni, chef e patron del ristorante stellato Essenza di Terracina. Una stella Michelin conquistata nel 2021, un percorso iniziato anni fa a Pontinia e approdato poi nella cittadina sul mare con un progetto che ha saputo coniugare radici e modernità, tecnica e poesia.
Il ristorante, trasferitosi nella nuova sede di Terracina affacciata su via Cavour, a due passi dal mare, è diventato in pochi anni uno dei tre locali stellati della provincia di Latina. Qui, tra libri di cucina, design contemporaneo prende forma una proposta gastronomica dallo spirito visionario e “prospettico.”
Una cucina che racconta il territorio senza subirlo
«Mi ispiro alla cucina classica francese, ma con uno sguardo leggero e contemporaneo» ha dichiarato più volte Nardoni, che ha scelto di restare nella sua terra, l’Agro Pontino, per dar vita a una cucina identitaria e libera. Nel menu si alternano piatti che sorprendono per equilibrio e carattere: la tartare di tonno con granita di jalapeño e acqua di pistacchio, o Scoglio… suggestioni di mare, con spugna al sesamo nero, crudo di gambero rosso e crema ai ricci di mare.
In carta, accanto ai percorsi degustazione, spiccano ingredienti amati dallo chef come l’agnello, il piccione e l’anatra, declinati con tecnica e creatività. Tra i signature dish, l’Agnello cacio e ova, sintesi di raffinatezza e comfort food.
La Cave e il lavoro di Mara Severin
Accanto a questa proposta culinaria, Essenza ha costruito un’offerta enologica di altissimo livello: una cantina con circa 800 etichette e una selezione di oltre 100 Champagne, custodita e raccontata con passione proprio dalla povera Mara Severin, sommelier e figura centrale della sala. A lei si deve anche il progetto de La Cave, sala dedicata al vino e alla convivialità, dove l’abbinamento tra cibo e calice diventa esperienza sensoriale.
Mara, scomparsa tragicamente durante il crollo del tetto del ristorante, era il volto gentile e preparato dell’accoglienza, capace di leggere le sfumature dei clienti e di accompagnarli in un viaggio attraverso sapori e racconti. Lavorava al fianco di Nardoni da dieci anni, come aveva raccontato in un post carico di gratitudine e amore per il proprio lavoro. Una passiona travolgente, quella del vino, diventata impegno totalizzante ad altissimo livello, proprio con Essenza. Mara era amata dai clienti ma anche dalle altre attività commerciali proprio per il animo gentile e solare.
“Radici nel cemento”, un nome che oggi suona beffardo
Tra i menù degustazione proposti dal locale, uno in particolare – Radici nel cemento – suona oggi come una beffarda ironia del destino. Ma è anche una metafora potente di ciò che Essenza è sempre stata: un progetto nato da un legame forte con la propria terra, cresciuto nella solidità della passione e dell’impegno quotidiano.
Un locale ristrutturato pochi mesi fa
Il ristorante era stato recentemente ristrutturato, circa due mesi fa e altri interventi alla guaina delle coperture era stato effettuato nelle settimane addietro. Proprio sulle opere di rifacimento si stanno ora concentrando le indagini della Procura di Latina, per accertare eventuali responsabilità nel crollo del tetto avvenuto la sera del 7 luglio, mentre clienti e personale erano in sala.
La tragedia ha colpito nel cuore non solo la città di Terracina, ma l’intero mondo della ristorazione italiana, che in Essenza aveva visto un esempio di eleganza, visione e rispetto per il mestiere. Un luogo in cui ogni dettaglio era pensato per dare senso e profondità al gesto dell’ospitalità. Un ristorante in cui la cucina era davvero, come dice il nome, l’espressione dell’essenza delle persone che lo abitavano. Triste oggi vedere le macerie lungo la strada e lo strazio della famiglia di Mara Severin.