Francesco Panatta, guardia giurata sessantenne e padre di famiglia, è fermo a casa senza stipendio da giugno 2024. Lavora da vent’anni presso Roma Union Security e racconta di essere rimasto senza lavoro a causa di una denuncia “per violenza sessuale del tutto inventata”. Dalla denuncia iniziale scaturiscono una serie di conseguenze che, a oggi, lo tengono ancora lontano dalla sua quotidianità lavorativa.
Il 14 giugno 2024, Panatta subisce una perquisizione in casa su richiesta del PM, con sequestro delle armi e dei titoli necessari per lavorare. Viene sospeso da servizio e stipendio.
La storia di Panatta
“Passano circa tre mesi e siccome la denuncia era fondata solo sulle dichiarazioni della presunta vittima, non essendo stato trovato a riscontro delle stesse nessun elemento probatorio, inoltre siccome la presunta vittima convocata dal Gip per testimoniare in sede di incidente probatorio risulta irreperibile anche al suo avvocato, Pm e Gip di concerto mi restituiscono il porto d’armi per farmi riprendere il lavoro“, scrive Panatta.
Ma la vicenda non si sblocca. La Prefettura gli impone il divieto di detenzione armi citando la differenza tra procedimento penale e amministrativo.
Panatta ricorre al TAR, che sospende il provvedimento. Ne segue la revoca del porto d’armi e nuovo ricorso: di nuovo il TAR sospende l’atto.
Nonostante le pronunce favorevoli della magistratura, l’iter per il rientro a lavoro si complica ulteriormente tra ripetute richieste di visite mediche e nuovi sequestri delle armi. “Sono guardia giurata armata da 20 anni, forse sono matto ma non lo sapevo. Mi risospendono e mi rimetto in malattia“, sottolinea con amarezza.
Nel racconto, Panatta evidenzia come le autorità abbiano ignorato le decisioni della magistratura sia penale che amministrativa, prolungando la sua sospensione anche dopo la restituzione dei titoli da parte del giudice e del pubblico ministero.
Ogni ritorno al lavoro viene posticipato da sostegni burocratici e nuovi provvedimenti. “Ho subito 6 sequestri in 10 mesi; cinque che sono stati obbligati a revocare. Morale della favola dal 14 giugno 2024 io sono a casa dal lavoro e senza stipendio nonostante quattro ordini della magistratura che dicono che devo tornare a lavorare.”
Panatta si dice vittima di abusi e mobbing e chiede che la sua storia venga raccontata perché, dichiara, “sono in indigenza e non ho più i soldi per fare la spesa e per pagare le bollette. Senza avere fatto nulla.”
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