Secondo i dati resi noti dall’Istat per il mese di maggio, il tasso generale dell’inflazione cala appena, fermandosi a +1,6%. A differenza di questa leggera flessione, aumenta invece il tasso che interessa il cosiddetto carrello della spesa: si passa da +2,6% a +2,7%.
Il rincaro colpisce dunque soprattutto i generi più acquistati quotidianamente dalle famiglie italiane. L’inflazione, quindi colpisce il carrello della spesa.
L’Istat attribuisce la decelerazione nel dato generale in buona parte ai comportamenti di alcune voci: tra queste, i beni energetici regolamentati scendono da un +31,7% a +29,3%, quelli non regolamentati accentuano la contrazione passando da -3,4% a -4,3%, mentre tra i beni alimentari non lavorati si registra un calo dal +4,2% al +3,5%. Anche i servizi legati ai trasporti vedono una flessione della crescita, da +4,4% a +2,6%.
Nonostante questo, il peso sul bilancio delle famiglie resta elevato. L’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori – calcola che una famiglia tipo si trova a dover sostenere una spesa aggiuntiva di 527 euro in un anno.
Per molte famiglie il quadro resta difficile: la stessa Caritas rileva che tra gli assistiti il 23,5% vive una condizione di povertà pur avendo un impiego. Questo si riflette in scelte quotidiane che comportano rinunce, anche su beni essenziali come gli alimentari.
Mentre continua a salire l’inflazione sul carrello della spesa, l’osservatorio riporta una diminuzione del consumo di carne e pesce del 16,9%, accompagnata da uno spostamento verso tagli meno costosi e meno pregiati. Il 51% dei cittadini cerca offerte e prodotti prossimi alla scadenza, mentre la spesa nei discount è cresciuta del 12,1%.
Federconsumatori sottolinea che questa situazione di difficoltà non si sta risolvendo e indica come urgenti alcune azioni per ridurre disagi e disuguaglianze.
In primo piano la rimodulazione dell’Iva sui prodotti di largo consumo, che porterebbe oltre 516 euro di risparmio annuo per famiglia. Viene inoltre proposta la creazione di un Fondo per contrastare la povertà energetica e alimentare, la revisione degli oneri di sistema sui beni energetici, maggiori risorse per la sanità pubblica e una riforma fiscale più favorevole ai redditi medio-bassi.
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