Il Comune di Marino ha dato a Ipò, storico spazio di autogestione attivo da 38 anni, dieci giorni di tempo per lasciare la propria sede, ora il rischio chiusura è più che una possibilità.
La comunicazione arriva dopo una lunga serie di tentativi da parte delle diverse amministrazioni di mettere fine all’esperienza dell’associazione.
Nel comunicato diffuso dagli attivisti si ripercorrono i diversi momenti critici vissuti in quasi quattro decenni di attività. Vengono citati i tentativi, definiti “plurimi”, di chiusura, tra cui quello da parte dei “fascisti”, l’ex sindaco Palozzi che propose il trasferimento fuori dal paese, e una giunta che ipotizzò la realizzazione di un parcheggio nello stesso luogo. Durante la precedente amministrazione a 5 stelle, un finanziamento regionale per l’adeguamento antisismico aveva portato a una richiesta analoga di lasciare la sede. In quell’occasione, gli attivisti riferiscono di aver trovato un accordo per procedere con i lavori restando all’interno, ma la ditta incaricata si sarebbe successivamente ritirata dal progetto.
Oggi la situazione si ripropone: “Si ricomincia da capo con un finanziamento del 2021, ridotto rispetto al passato e lontano nel tempo”, si legge nella nota. Gli attivisti contestano i tempi ristretti dell’ultimatum e sottolineano che il “giovanotto Gasbarroni, titolare del patrimonio, teme di perdere il finanziamento, ma si è svegliato tardi”. Vengono poi elencate le attività sociali in corso, come il sostegno alla lotta contro l’inceneritore e la solidarietà per la Palestina, e segnalata la presenza di materiale “impossibile da trasferire”.
Insomma per Ipò il rischio di una chiusura definitiva è ora più che una probabilità.
Gli attivisti si domandano se nel paese sia presente “una autorità politica” oltre al dirigente Gasbarroni, e richiamano sindaco e giunta a una presa di posizione diretta: “Se c’è, si facesse viva invece di mandare avanti il sig.Gasbarroni, dirigente”. Il comunicato si conclude con una dichiarazione chiara: “La lotta continua”.