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Home » Blog » Nel Lazio la povertà dilaga nel silenzio

Nel Lazio la povertà dilaga nel silenzio

Nel Lazio il rischio di povertà tocca il 21,7% della popolazione. In aumento i lavoratori poveri
Giulio CalenneGiulio Calenne17/06/20254 Mins Read
povertà lazio

Nel 2024, la povertà in Italia e nel Lazio ha assunto contorni drammatici. Silenziosi e drammatici. Secondo il report statistico Caritas, sono almeno 277.775 le persone che si sono rivolte ai servizi della rete per ricevere aiuto. Un dato in crescita del 3% rispetto al 2023 e del 62,6% in confronto al 2014, che racconta una società dove il disagio è diventato strutturale. E la regione Lazio non fa eccezione: con oltre 31.000 assistiti e un’incidenza di rischio povertà del 21,7%, si conferma tra le più colpite.

Il dato più allarmante è però quello che riguarda i cosiddetti “working poor”, ovvero chi pur lavorando resta intrappolato nella povertà: il 30% degli occupati accompagnati dalla Caritas non riesce ad arrivare a fine mese. Un sintomo grave di una società in cui il lavoro non è più garanzia di dignità né di sicurezza economica. Nel Lazio la presenza di lavoratori poveri è significativa, in particolare nella fascia tra i 35 e i 54 anni.

Il volto della povertà oggi: lavoratori, anziani e famiglie con figli

La povertà non riguarda più solo i disoccupati. A livello nazionale, il 23,5% degli assistiti è occupato, e tra questi molti sono stranieri o donne impiegate nei lavori di cura, colf o badanti. Gli over 65 rappresentano un altro fronte critico: raddoppiati rispetto al 2015, ora costituiscono il 14,3% degli utenti della Caritas (24,3% tra gli italiani). A questi si aggiungono famiglie con figli minori, che costituiscono oltre il 63% dei nuclei sostenuti: un dato che nel Lazio raggiunge punte altissime, con il 90% dei casi assistiti con figli.

Il Lazio si colloca infatti tra le regioni italiane con il più alto numero di centri Caritas attivi (443 nel 2024), segno di una rete solida ma anche di una domanda sociale elevatissima. I centri di ascolto nella regione Lazio hanno assistito oltre 31.000 persone, per una media di 70 per struttura, con numerosi casi di povertà cronica. Sempre più famiglie nel Lazio vivono infatti situazioni di disagio stabile e prolungato, legato alla fragilità abitativa, alla solitudine e a un mercato del lavoro poco inclusivo.

Povertà in Italia: cresce il disagio anche tra chi ha un lavoro. Nel Lazio oltre il 21% delle famiglie è a rischio

Il concetto di working poor – il lavoratore povero – non è più un’eccezione ma una componente strutturale del disagio sociale. Si tratta spesso di persone con famiglie, figli minori e una residenza stabile, ma stipendi talmente bassi da non garantire condizioni di vita dignitose. L’erosione del potere d’acquisto, unita all’inflazione persistente, ha colpito duramente soprattutto le fasce già fragili della popolazione.

Il Lazio tra le regioni più colpite dalla povertà

Nel Lazio, il rischio di povertà tocca il 21,7% della popolazione, mentre il numero di famiglie che si sono rivolte a Caritas nel 2024 è di 6,2 ogni 1.000 nuclei residenti.

I dati della Caritas disegnano una regione, il Lazio, tra le più precarie e a rischio povertà. Gli stipendi fermi e inflazione hanno eroso il potere d’acquisto, rendendo difficile persino pagare affitti e bollette. Gli over 65 rappresentano il 14,3% degli assistiti a livello nazionale, ma nel Lazio la percentuale è ancora più alta.

Preoccupante è senza dubbio il dato relativo agli assistiti Caritas con figli. Infatti il 90% delle famiglie assistite nel Lazio ha figli (contro una media nazionale del 63,4%). Oltre il 40% degli assistiti nel Lazio vive in gravi difficoltà abitative. Molti sono in affitto da privati (49,1%), ma non riescono a sostenere i costi. Il 15,3% degli assistiti nel Lazio è seguito da oltre 5 anni.

Servono azioni concrete per contrastare la povertà nel Lazio

Eppure qualcosa si potrebbe fare. Per esempio rafforzando il sostegno al reddito, estendendo l’Assegno di Inclusione e il Supporto per la Formazione e il Lavoro. Urgono anche politiche abitative con più case popolari e sussidi per affitti. Infine andrebbe potenziato il sostegno alle famiglie con l’Assegno Unico Universale e più servizi per l’infanzia a costi calmierati.

A la politica spetta il compito di mettere in campo azioni concrete e non solo proclami e manifestazioni lontane dalla realtà.

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