Si è tenuta oggi, lunedì 15 luglio, una nuova udienza davanti alla Corte d’Assise di Latina per il processo a Antonello Lovato, il 39enne imputato per l’omicidio doloso del bracciante indiano Satnam Singh, morto il 19 giugno 2024 dopo un drammatico incidente sul lavoro nelle campagne di Borgo Santa Maria.
In aula, oltre al collegio giudicante presieduto dal giudice Gian Luca Soana, erano presenti i legali della difesa, gli avvocati Mario Antinucci e Stefano Perotti, il pubblico ministero Marina Marra, e le parti civili, tra cui i legali della famiglia Singh e della compagna convivente Soni Soni, oltre ai rappresentanti di CGIL, Inail, Regione Lazio, Comuni di Cisterna e Latina.
Commosso l’ingresso in aula dei genitori e dei familiari di Satnam Singh, presenti solo per parte della mattinata, mentre il dibattimento ha visto sfilare testimoni chiave per la ricostruzione della tragica vicenda.
“Abbandonato davanti casa, col braccio in una cassetta”
Tra le testimonianze più toccanti, quella di un vicino di casa della vittima, che ha raccontato di aver visto un furgone arrivare a Castelverde, dove Satnam abitava con la moglie:
“Dal portellone è scesa una persona insanguinata. Aveva il braccio amputato. Chi lo aveva portato via ha fatto il gesto di stare zitto, poi è scappato”.
Un altro testimone ha riferito che il braccio mutilato di Satnam era stato lasciato in una cassetta accanto ai rifiuti. La scena, descritta come agghiacciante, ha confermato l’abbandono del lavoratore in fin di vita senza alcun soccorso medico.
I dettagli dell’incidente: un attrezzo artigianale e irregolarità nei campi
Nel corso dell’udienza ha testimoniato anche una funzionaria dell’Ispettorato del Lavoro, che ha condotto i rilievi il giorno dell’incidente. L’attrezzatura con cui Satnam si è ferito – un avvolgi-telo artigianale privo di dispositivi di sicurezza – è stata definita “non conforme e non reperibile sul mercato”. Numerose le irregolarità riscontrate nei campi dove lavoravano i braccianti.
Secondo la stessa funzionaria, Lovato mostrò agli ispettori il trattore e l’attrezzo ancora sul posto. L’attrezzatura non è mai stata sottoposta a verifica funzionale, ma le sue condizioni lasciavano intuire gravi profili di rischio.
Il quadro d’accusa: omicidio doloso e violazione delle norme di sicurezza
Antonello Lovato è accusato non solo di omicidio doloso, ma anche di violazioni multiple al Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro (D.Lgs. 81/2008). Il PM Marra sostiene che Lovato, pur consapevole delle condizioni irregolari, abbia scelto di abbandonare Satnam senza chiamare i soccorsi, aggravando così la responsabilità penale.
“Con plurime condotte colpose, ha causato la morte di un lavoratore in nero, privo di permesso di soggiorno, in un contesto privo di ogni garanzia di sicurezza” – si legge nella richiesta di custodia cautelare.
Satnam Singh: da invisibile a simbolo del caporalato
Satnam, conosciuto come “Navi” tra amici e colleghi, era in Italia dal 2016. Dopo aver perso il permesso di soggiorno, lavorava come bracciante in nero nei campi pontini. Il 17 giugno 2024 si ferì gravemente con l’attrezzo agricolo e fu trascinato via dal campo e abbandonato davanti casa, senza cure. Morì due giorni dopo al San Camillo di Roma.
Le parti civili ammesse sono dodici, tra cui Inail, CGIL, Anmil, Regione Lazio e i Comuni di Cisterna e Latina. Escluse invece alcune associazioni e la compagnia assicurativa AXA, indicata dalla difesa come responsabile civile.
Prossima udienza il 7 ottobre
Il processo riprenderà il 7 ottobre 2025, con l’ascolto degli ultimi testimoni dell’accusa, prima del passaggio alla fase dibattimentale della difesa.