Ci sono film che ti prendono per mano e ti trascinano dentro un mondo perduto, fatto di volti scavati, di fame, di silenzi. Der plötzliche Reichtum der armen Leute von Kombach (L’improvvisa ricchezza della povera gente di Kombach, 1971) è uno di questi. Un vero tesoro in streaming, in cui Volker Schlöndorff racconta con potenza visiva e sensibilità narrativa la Germania rurale di fine Ottocento, quando la miseria non lasciava scampo e la speranza era un lusso per pochi.
Ambientato in Assia nel 1882, il film riprende un fatto realmente accaduto. Un gruppo di contadini poverissimi, schiacciati dai debiti e da un sistema fiscale che colpiva la povera gente, si lascia convincere da un commerciante ambulante ebreo a organizzare una rapina al portavalori a cavallo. Quella banda scalcinata prova e riprova per settimane, inciampa, sbaglia, si disperde, fino a quando – quasi per caso – riesce davvero nell’impresa. Il loro improvviso arricchimento però non porterà libertà ma solo altre miserie.
La scelta del bianco e nero non è soltanto estetica, ma diventa parte integrante della narrazione, conferendo al film un respiro quasi senza tempo. La voce fuori campo che racconta la storia come fosse una docu-fiction rende ancora empatica la visione.
Schlöndorff trascina lo spettatore dentro la brutalità della vita contadina, fatta di corpi piegati dalla fatica, mani spaccate dal lavoro e volti segnati dalla fame. La terra, che sembra essere l’unico rifugio, diventa invece una condanna. Le musiche, tra melodie folk e venature prog, creano un’atmosfera inquieta e talvolta straniante. Il film racconta il passato tragico della Germania, in un tempo immobile dove ogni gesto ha il valore di una sentenza.
Attraverso questa storia, Schlöndorff ci conduce dentro una Germania senza speranza, tra contadini sfruttati e allo stesso tempo incapaci di unirsi per una lotta di classe, mentre uno Stato cieco e feroce li schiaccia con un potere burocratico e militare che non lascia scampo. È un affresco sociale e politico sull’impotenza dei più deboli di fronte a un sistema che non perdona.
Nel cast spiccano un cameo memorabile di Rainer Werner Fassbinder e una giovane Margarethe von Trotta, che aggiunge al film una nota di struggente fragilità. Ma la scelta narrativa più audace è un’altra. Schlöndorff inserisce un ebreo come personaggio centrale nella storia. Per un regista tedesco dei primi anni ’70 non era un gesto di poco conto. In un Paese ancora attraversato dalla colpa collettiva, farne la figura più lucida, ma anche cinica e spietata, significava costringere lo spettatore a guardarsi dentro e interrogarsi sul passato e sul presente.
Schlöndorff, qui al suo terzo lungometraggio, ci regala un cinema che scava nelle pieghe della storia per raccontare l’eterna tensione tra individuo e potere. Regista inquieto e rigoroso, parte del Nuovo Cinema Tedesco insieme a Fassbinder, Herzog e Wenders, Schlöndorff costruisce un racconto che non concede consolazioni, che mette lo spettatore di fronte alla realtà, nuda e irrisolta.
Der plötzliche Reichtum der armen Leute von Kombach (L’improvvisa ricchezza della povera gente di Kombach) è un dramma atipico, che lascia incollati allo schermo. La tensione cresce scena dopo scena, senza mai allentare la presa, mentre la tragedia, a volte grottesca, si consuma lenta e inevitabile. È un film che racconta un mondo lontano, ma parla ancora al presente. La povertà, l’avidità, l’impotenza di fronte al potere restano temi universali.
È visibile su Netflix scrivendo il titolo in tedesco o cliccando direttamente sull’articolo a questo link.





