Secondo i dati diffusi oggi dall’Istat, una famiglia italiana su tre è costretta a ridurre la spesa alimentare. Nel 2024 la spesa media mensile delle famiglie si attesta a 2.755 euro, ma emergono forti differenze tra Nord e Sud: nelle regioni del Nord Est si spendono mediamente 834 euro in più ogni mese rispetto al Sud. Il dato, definito drammatico dalla Federconsumatori, rimarca le crescenti difficoltà economiche delle famiglie italiane.
Nel periodo tra il 2019 e il 2024, la spesa delle famiglie è aumentata del 7,6%, ma nello stesso arco di tempo l’inflazione è cresciuta del 18,5%, segnando un divario che si riflette pesantemente soprattutto sul comparto alimentare: qui i prezzi sono saliti di quasi un terzo rispetto al 2019.
Federconsumatori segnala come questa dinamica abbia favorito una progressiva erosione dei redditi medi e bassi e un peggioramento delle disuguaglianze sociali, con aumento del cosiddetto lavoro povero. L’associazione ricorda che, secondo Caritas, il 23,5% degli italiani vive una condizione di povertà pur avendo un impiego.
Nel dettaglio, la riduzione dei consumi alimentari è già evidente: il consumo di carne e pesce è diminuito del 16,9%, spesso a favore di prodotti di qualità e prezzo inferiori. Il 51% dei cittadini dichiara di cercare regolarmente offerte, sconti e prodotti prossimi alla scadenza, mentre la spesa nei discount cresce del 12,1%.
Secondo Federconsumatori, queste scelte dimostrano che le famiglie sono ormai costrette a sacrificare anche il necessario per la propria alimentazione a causa dell’aumento dei prezzi, rimasti elevati anche dopo il calo dell’emergenza energetica.
Federconsumatori sollecita il Governo ad intervenire urgentemente, avanzando alcune proposte concrete: rimodulare l’Iva sui prodotti di largo consumo per generare un risparmio di oltre 516 euro annui a famiglia; istituire un Fondo contro la povertà energetica e alimentare; stanziare maggiori risorse per sanità e diritto allo studio; attuare una riforma fiscale equa e destinata a sostenere i redditi medi e bassi, restituendo a pensionati e lavoratori dipendenti quanto versato in eccesso per il fiscal drag. L’associazione chiede infine più controlli sulle filiere per contrastare fenomeni speculativi sui prezzi.





