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Home » Ambiente » Velletri tra due “fuochi”, la lettera aperta del comitato “No Fassa” al Sindaco Ascanio Cascella

Velletri tra due “fuochi”, la lettera aperta del comitato “No Fassa” al Sindaco Ascanio Cascella

Tra l'inceneritore di Santa Palomba ed il cementificio Fassa Bortolo, il comitato di Velletri "No Fassa" propone al Sindaco Cascella di manifestare la sua contrarietà all'opera voluta da Gualtieri entro il 17 ottobre 2025
RedazioneRedazione01/10/2025 ore 12:114 Mins Read Ambiente

Una lettera aperta che vuole aprire al dialogo: è quella che il comitato “No Fassa Velletri” ha indirizzato al sindaco Ascanio Cascella.

Il tema riguarda la vicinanza tra due grandi impianti industriali: l’inceneritore di Roma previsto a Santa Palomba e il cementificio Fassa Bortolo ad Artena, distanti appena 22 chilometri tra loro. Velletri si trova esattamente nel mezzo: 15 km dall’inceneritore e 6 km dal cementificio.

Secondo il comitato, questo posizionamento trasformerebbe la città in un vero crocevia di inquinanti, con un peggioramento significativo della qualità dell’aria e un livello di superamento dei limiti previsto “per un numero di giorni ben superiore a quelli consentiti dalle leggi vigenti”.

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Da qui l’appello al sindaco: sposare la causa della tutela ambientale, difendere la salute dei cittadini e prendere una posizione chiara contro la costruzione di questi impianti nei Castelli Romani.


Testo integrale della lettera aperta

Sig. Sindaco,

Le scriviamo questa lettera perché siamo molto preoccupati dall’intenzione del Comune di Roma di costruire un nuovo inceneritore in località Santa Palomba.

Il Comune di Velletri, insieme a quelli limitrofi, dovrebbe sollevare il problema dell’inquinamento che deriverebbe da due mega impianti altamente inquinanti: il nuovo inceneritore di Roma e il cementificio a caldo della Fassa Bortolo ad Artena. Questi due siti distano solo 22 km tra loro e Velletri, situata nel mezzo (15 km dal primo e 6 km dal secondo), si troverebbe a subire, secondo alcune previsioni tecniche, il carico maggiore degli inquinanti, per un numero di giorni ben oltre i limiti di legge.

Questa convergenza nefasta dovrebbe convincere tutti, anche i più scettici, della necessità di bloccarne la costruzione con ogni mezzo legale a disposizione.

Gli inceneritori – in Italia chiamati “termovalorizzatori” e oggi ribattezzati addirittura “parchi delle risorse circolari” – non tutelano la natura né la salute delle persone. Invece di ridurre la produzione dei rifiuti, riusarli o riciclarli, si decide di bruciarli, trasformandoli in ceneri tossiche, gas velenosi e polveri sottili cancerogene.

Questa scelta va contro pratiche molto più virtuose, come la raccolta differenziata porta a porta, che nel Comune di Velletri è sopra la media nazionale e ai primi posti nel Lazio, seconda solo a Fiumicino.

Il fatto che l’inceneritore sorgerebbe in un altro Comune non ci mette al sicuro: i gas tossici e le polveri sottili si spostano nell’aria per centinaia di chilometri e inevitabilmente ci raggiungerebbero. È evidente che più si è vicini, maggiore è il costo in termini di salute.

Per questo motivo pensiamo non solo ai cittadini di Velletri e dei comuni vicini (Lariano, Cisterna, Artena, Genzano), ma anche a chi vive o lavora nei pressi di Santa Palomba.

Un inceneritore in grado di bruciare 600.000 tonnellate di materiale l’anno dovrà farlo per restare economicamente sostenibile. Di conseguenza, “avrà fame” di rifiuti, entrerà in conflitto con la raccolta differenziata e bloccherà ogni pratica virtuosa e rispettosa dell’ambiente. Per almeno trent’anni, inquinerà la nostra provincia e fermerà il cammino verso soluzioni più ecologiche.

A pagarne le conseguenze saremo tutti, nessuno escluso. Sta pensando, per caso, a una persona cara? Una figlia, un nipote, un amico? Fa bene, perché l’inquinamento non risparmierà nessuno.

Il tempo necessario alla costruzione dell’impianto – tra procedure, permessi, valutazioni e inevitabili proteste – potrebbe invece essere impiegato dalla politica per studiare, programmare e avviare soluzioni migliori, come già accade in altre città d’Italia e del mondo, creando nel contempo numerosi posti di lavoro.

Per queste ragioni, Le chiediamo di manifestare entro il 17 ottobre 2025 tutta la Sua contrarietà alla realizzazione di quest’opera presso il Comune di Roma, nelle modalità richieste dal sindaco della Capitale, che come massimo responsabile della salute di Roma dovrebbe per primo rinunciare ed opporsi a questa folle nuova opera, ritenuta da molti esperti internazionali superata e dannosa.

Il Comitato No Fassa Velletri

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