Il Consiglio di Stato, Sezione Quarta, con sentenza n. 5537/2025 pubblicata lo scorso 25 giugno, ha dichiarato inammissibile il ricorso per revocazione promosso dalla Regione Lazio contro la sentenza n. 7208/2024, confermando così l’annullamento degli atti che avevano autorizzato l’incremento della capacità di trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati nell’impianto TM gestito da CSA Centro Servizi Ambientali S.r.l.
La pronuncia arriva al termine di un lungo contenzioso sollevato da R.I.D.A. Ambiente S.r.l., società titolare di un impianto TMB, che aveva impugnato la modifica dell’AIA rilasciata nel 2021 dalla Regione Lazio a favore della CSA.
Il nodo delle BAT europee
Il TAR Lazio di Latina aveva già accolto il ricorso di R.I.D.A., ritenendo che l’impianto TM di CSA fosse incompatibile con le BAT europee del 2018, le quali richiedono per i rifiuti urbani indifferenziati l’uso esclusivo di impianti TMB.
Inoltre, era stato evidenziato un omesso riesame dell’AIA da parte della Regione, come richiesto dalla normativa entro un termine quadriennale.
Due sentenze in favore di R.I.D.A.
Nel 2024, il Consiglio di Stato, con sentenza n. 7208, aveva respinto l’appello di CSA, ribadendo l’obbligo di adeguamento degli impianti e la correttezza della pronuncia di primo grado. La Regione Lazio ha successivamente tentato la via della revocazione, sostenendo che il giudice avesse commesso un errore di fatto nel ritenere l’impianto della CSA non compreso nel Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR) del 2020.
Il Consiglio di Stato chiude il caso: “Nessun errore revocabile”
Il Consiglio ha tuttavia giudicato infondata la tesi della Regione, affermando che l’errore non fosse immediatamente percepibile ma frutto di una valutazione interpretativa, quindi non rilevante ai fini della revocazione (ex art. 395, comma 1, n. 4 c.p.c.).
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con conseguente condanna della Regione Lazio al pagamento delle spese processuali a favore di R.I.D.A., liquidate in 8.000 euro, mentre sono state compensate le spese nei confronti della CSA.
Un precedente giurisprudenziale importante
La sentenza sull’ampliamento del conferimento dei rifiuti da parte della Regione presso la CSA di Castelforte, consolida il principio secondo cui la revocazione delle sentenze amministrative è possibile solo in casi di errore evidente e oggettivo, non in presenza di valutazioni giuridiche controverse. Un passaggio chiave che rafforza la certezza del diritto anche in materia di autorizzazioni ambientali.
Gli avvocati coinvolti nella causa
- Regione Lazio: Teresa Chieppa e Rosa Maria Privitera
- R.I.D.A. Ambiente S.r.l.: Harald Bonura, Francesco Fonderico, Giuliano Fonderico, Gianlorenzo Ioannides
- C.S.A. Centro Servizi Ambientali S.r.l.: Gianluca Sasso