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Home » Blog » Caporalato a Latina: a giudizio in diciotto tra caporali e imprenditori agricoli. Prossima udienza a ottobre

Caporalato a Latina: a giudizio in diciotto tra caporali e imprenditori agricoli. Prossima udienza a ottobre

Nell'aula del Tribunale depongono i testimoni che confermano le accuse. Coinvolti 66 braccianti sfruttati tra cui alcuni richiedenti asilo
RedazioneRedazione28/06/20243 Mins Read
il Tribunale di Latina . IL comune non si costituisce parte civile nel processo per le intimidazioni ai chioschi

La vicenda della morte orribile di Satnam Singh ha riacceso i riflettori sulle vicende di ordinario caporalato che si svolge nel territorio della provincia di Latina e dintorni.

Proprio ieri è andato in scena al Tribunale di Latina l’udienza del processo per caporalato e sfruttamento di manodopera che vede coinvolte ben 66 persone offese a vario titolo.

Sul banco degli imputati due caporali etnici a capo dell’organizzazione criminale, sei caporali addetti al controllo degli operai agricoli, tre caporali italiani addetti al trasporto degli immigrati con pulmini fatiscenti, sette italiani titolari di impresa, in tutto diciotto imputati.

La vicenda riguarda una indagine definita nel 2019 con la misura cautelare del divieto di dimora nella provincia di Latina da parte del Tribunale di Latina per due cittadini bengalesi.

Provvedimento che i due bengalesi, Abul Kalam, e Paul Uttam non rispettarono mai, visto che nei mesi successivi erano presenti nel territorio continuando ad ordire una fitta rete di caporalato e sfruttamento, con la complicità di altri caporali etnici ed italiani e aziende del territorio.

Il sistema prevedeva il “reclutamento” di manodopera agricola in nero dentro le aziende agricole nella zona di Terracina. In questa rete sono finiti anche diversi extracomunitari richiedenti asilo alloggiati nei centri di accoglienza tra Maenza, Terracina e Monte San Biagio.

In aula sono sfilati alcuni lavoratori sfruttati nell’azienda Di Palma che hanno confermato le accuse della Procura, ovvero che erano costretti a pagare 100 euro di trasporto al mese e a vivere in una casa di due vani in sette persone. Hanno altresì ribadito che venivano pagati solo in contanti per evitare tracciabilità.

Lo sfruttamento era sistematico e reso possibile dal controllo ferreo di altri sei caporali dediti al controllo della manodopera nei campi, che addirittura impediva ai braccianti di effettuare pause fisiologiche, ovvero di andare in bagno.

Miah Masum, Islam Kazi Nazrul, Talukdar Sohag, Khan Habib, Miah Hanifa erano gli addetti alla vigilanza dei lavoratori sui campi.

Franco Mandatori, Giuseppe Guastafierro, Cesare Maggi erano invece addetti al trasporto dei braccianti verso i campi e avevano i contatti con le aziende agricole a cui offrivano la somministrazione di manodopera irregolare, intrattenendo rapporti con: Maria Lettieri, Pierpaolo Di Palma, Giovanni Di Palma, Giuliano Cortese, Claudio Cortese, Giancarlo Cortese, Umberto Cerilli.

A questi ultimi viene contestato dalla Procura, in particolare, di aver utilizzato sui loro terreni anche manodopera bracciantile proveniente dai centri per richiedenti asilo.

Le prossime udienza sono state fissate per il 17 ottobre e il 12 dicembre.

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