Le dimissioni di Fausto Servadio dalla carica di assessore ai lavori pubblici continua ad animare la politica veliterna. Ma dopo le dimissioni protocollate con la motivazione del venuto meno il rapporto di fiducia, non si è ancora capito se Italia Viva resta o meno in maggioranza.
Infatti nel consiglio comunale di ieri, il consigliere di Italia Viva, Giuliano Cugini non si è presentato in aula e quindi, in assenza di nessuna comunicazione non si è ancora capito se le dimissioni di Servadio sono a titolo personale, oppure se tutto il Partito condivide la sua scelta e deciderà di lasciare la maggioranza di centro destra che sostiene il Sindaco Ascanio Cascella.
Proprio il Sindaco ha ringraziato Servadio per il lavoro svolto ed ha rassicurato sia i consiglieri, sia i cittadini che i lavori finanziati con i soldi del PNRR proseguiranno senza sosta.
Va detto però che alcuni di questi sarebbero già in abbondante ritardo, come il marcato coperto che ha già splafonato di oltre 160 gg i termini previsti di realizzazione che erano 80. In totale oramai 240 giorni dall’istituzione del cantiere che è rimasto tale.
Intanto si registrano le prime reazioni politiche alle dimissioni di Servadio. Prima tra tutte quella del Movimento 5 Stelle che ha affidato ad un post una dichiarazione al riguardo.
“Quando la politica è fatta di personalismi e compromessi spregiudicati, ci rimette sempre la città.” afferma il Movimento 5 Stelle veliterno.
“Servadio si dimette, ad un passo dall’ inaugurazione di piazza Cairoli, con ancora una serie di progetti del PNRR incompiuti, senza dire una parola, senza una giustificazione, continuando nello stesso tempo a ricevere elogi dalla maggioranza e nessuno contraccolpo dall’opposizione.” Prosegue la nota pentastellata.
“Troviamo questo silenzio intriso di ipocrisia politica ed irresponsabilità nei confronti dei cittadini.
Forse ci sbagliamo ma questo è il momento della ricerca degli equilibri politici, dove si iniziano a ricostruire le coalizioni per le elezioni che già si cominciano ad intravedere in lontananza all’ orizzonte.” Afferma il Movimento 5 Stelle.
“E cosa importa di quei lavori fatti con i soldi dei cittadini? A chi interessa che la città sia in uno stato di semi abbandono per il decoro urbano, il verde, la manutenzione stradale, il traffico, la gestione idrica, il commercio. A chi interessa programmare il futuro di una comunità?” Si domanda il movimento.
“È sufficiente ricominciare a fare strategie politiche per le prossime elezioni, per spartirsi i voti di quei pochi fedelissimi rimasti ad andare a votare. E per chi si lamenta, basterà qualche festicciola in più ” Conclude sarcasticamente il Movimento 5 Stelle di Velletri.
Adesso va chiarito, ed anche velocemente, se Italia Viva resta o meno in maggioranza. Il silenzio di questi giorni ha di fatto ingessato qualsiasi possibile decisione nel centro destra. Appare imbarazzante che non ci sia stata nessuna nota ufficiale di Italia Viva, a tre giorni dalle dimissioni di Servadio, da qui la riflessione legittima: ma esiste Italia Viva a Velletri?
Nelle scorse settimane, anche la fedelissima Maria Paola De Marchis ha abbandonato Italia Viva e Servadio per approdare nel nuovo contenitore del partito liberaldemocratico.
Ecco perché non è chiara la situazione: dimissioni personali o scelta politica? Il Sindaco Cascella ha comunque detto, in consiglio comunale, che vorrà confrontarsi con Servadio e con Italia Viva.
Dovrà farlo alla svelta, perché la città non può restare senza guida politica sui lavori del PNRR ed anche perché i partiti della coalizione attendono risposte chiare.
La vittoria di Pirro di Servadio
La vittoria di Pirro di Servadio è risultata essere utile solo al suo egocentrismo. Con un pizzico di generosità politica avrebbe potuto lasciare un segno indelebile, invece ha voluto rimettersi in gioco, più che per la città, per il suo spirito di rivalsa nei confronti di Orlando Pocci per poi, dopo due anni, con tanti cantieri in altissimo mare, abbandonare la nave.
In tutto ciò, nonostante sia stato già consigliere e poi sindaco, Servadio non ha ancora chiaro che l’amministrazione di una città è un fatto collettivo e non un atto personalistico, individuale, utile solo ad appagare il proprio egocentrismo.
Chissà se ora i due sconfitti, Servadio e Pocci, si prenderanno sottobraccio deponendo le armi per nuove, ma già viste, avventure politiche?
In questo scenario politico, emerge un altro imbarazzante silenzio, quello del Partito Democratico, forse in attesa di riabbracciare il “figliol prodigo”.