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la Spuntala Spunta
Home » Blog » Il Consiglio di Stato dichiara inammissibile il ricorso dei Comitati contro la Fassa.

Il Consiglio di Stato dichiara inammissibile il ricorso dei Comitati contro la Fassa.

Eugenio SiracusaEugenio Siracusa21/02/20254 Mins Read
Fassa Bortolo
L'ingresso della fabbrica della Fassa ad Artena

Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso “ad adiuvandum” presentato dai Comitati civici contro il progetto di ampliamento della Fassa di Artena.

Il ricorso presentato dal Comitato Residenti Colleferro, Comitato Uniti per la salvaguardia dell’ambiente e della salute, Comitato Cittadini di Giulianello, Comitato Carventum di Rocca Massima, Comitato cittadini di Lariano, per chiedere la revocazione della sentenza del Consiglio di Stati del giugno scorso è stato giudicato inammissibile da parte del Consiglio di Stato, che conferma così la sentenza dello giugno scorso, la n 5241, con la quale il Consiglio aveva dichiarato inammissibile il ricorso presentato dai Comuni perché presentato fuori dai tempi previsti dalla legge per fare ricorso.

Secondo il Consiglio di Stato, il ricorso dei Comitati è inammissibile per difetto di legittimazione dei Comitati ricorrenti.

A deciderlo sono stati i giudici Francesco Gambato Spisani, Luca Monteferrante, Paolo Marotta, Rosario Carrano, Martina Arrivi.

I Comitati avevano sollevato diverse criticità nel ricorso al Consiglio, che si è discusso il 13 febbraio scorso e la cui sentenza è stata pubblicata il 19 febbraio, lamentando in udienza il mancato esame del merito del ricorso precedente e l’ipotesi di errore revocatorio per aver travisato la situazione di fatto atteso che le aree del nuovo stabilimento sono esercitati per usi civici di pascolo, della compromissione della salubrità dell’ambiente e della salute dei cittadini, richiamando il fatto che né la VIA né l’AIA non avrebbero mai acquisito i necessari pareri epidemiologici e tossicologici.

La sala gremita per l’assemblea contro il progetto Fassa, svoltati a Lariano

Ma tutto ciò non è bastato per avere ragione e ottenere la revocxatoria della sentenza del giugno scorso.

Secondo il Consiglio di Stato, che ha argomentato la decisione, i Comitati non sono legittimati a promuovere il ricorso al Consiglio di Stato essendo dei “meri interventori nel giudizio, titolari di un interesse dipendente e non autonomo”

Quindi secondo l’orientamento giurisprudenziale enunciato dl Consiglio di Stato per proporre un giudizio “ad adiuvandum” c’è bisogno di “un presupposto di titolarità di una posizione giuridica dipendente da quella dedotta dal ricorrente accessoria e non autonoma.”

Ovvero la sussistenza di un interesse indiretto alla decisione finale (riferito alla sentenza di giugno scorso) danno la titolarità conferiscono il titolo per intervenire in giudizio.

In sostanza oltre ad non avere titolo, neanche i motivi possono essere presi in considerazione. Il Consiglio di Stato ha inoltre rilevato che nel ricorso non si possono introdurre motivazioni ex novo che abbiano fatto parte integrante dei ricorsi precedenti.

Resta solo una sottolineatura che il Consiglio di Stato ha voluto lasciare come traccia “a futura memoria. Dice infatti il Consiglio di Stato “le problematiche segnalate dai Comitati ricorrenti, anche tramite perizia di parte consegnata all’ARPA, laddove accertate in sede istruttoria comporteranno, come per legge, l’avvio delle iniziative necessarie a farvi fronte per prevenire i danni all’ambiente ed alla salute dei cittadini.“

I Comitati sono stati inoltre condannati a rifondere le spese processuali alla Fassa e alla Regione, soggetti coinvolti dal ricorso ad adiuvandum, per complessivi 16 mila euro ed ha respinto l’istanza della lite temeraria avanzata dalla Fassa contro i Comitati.

Quindi un altro ricorso definito inammissibile e neanche preso in considerazione nel merito, come quello precedente del giugno del 2024. Fassa quindi, supera anche questo ostacolo, ma resta un altro ricorso al Consiglio di Stato, presentato dai Comuni e sul quale nuovamente il Consiglio di Stato dovrà esprimersi sulla legittimità della richiesta.

Nel frattempo i lavori nello stabilimento proseguono, l’allarme e il timore per l’impatto ambientale permane e non accenna a diminuire. Resta in piedi presso la Regione Lazio la richiesta di variante sulla quale il Comune di Artena ha presentato una voluminosa relazione tecnica e legale e la Procura di Velletri che dovrà decidere se le istanze promosse, anche qui dai comitati, siano meritevoli di una indagine e di un conseguente processo.

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