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Home » Blog » Interrogazione sui tagli nel monte Artemisio: persa una occasione. Il Dietrofront di Difendere Velletri.

Interrogazione sui tagli nel monte Artemisio: persa una occasione. Il Dietrofront di Difendere Velletri.

Eugenio SiracusaEugenio Siracusa04/04/20245 Mins Read
una pista aperta nel bosco dell'Artemisio

Chi si aspettava un consiglio comunale che prendesse atto, responsabilmente, che sul monte Artemisio forse sarebbe il caso di guardare meglio cosa sta accadendo in queste settimane, è rimasto deluso.

A guardala in maniera asettica si è assistiti ad uno scaricabarile, nel quale tutti hanno rispettato i pareri e il responso della magistratura che farà il suo corso, ma nessuno che ha cercato di ragionare su quanto sta accadendo in questo momento sul monte Artemisio.

In sostanza la montagna ha partorito un topolino.

Tutti si sono sperticati nell’affermare che “abbiamo al cuore il Monte Artemisio” che “stiamo vigilando affinché tutto venga fatto in regola” e soprattutto “c’è un processo che si sta svolgendo e aspetteremo l’esito”.

Praticamente l’ovvietà alla “catalano maniera”.

Non è passata inosservata però l’assenza dell’assessore Felci, arrivato in consiglio dopo la discussione delle interrogazioni, che sulla vicenda del Monte Artemisio si è dato un gran daffare in campagna elettorale.

Probabilmente altri impegni lo hanno trattenuto o forse si è trattata di una assenza strategica?

Sergio Andreozzi, ha illustrato l’interrogazione relativa alla concessione decennale rilasciata alla ditta Leoni dal comune di Velletri, con un voto unanime dell’allora consiglio comunale guidato dal sindaco Pd Servadio, oggi assessore del sindaco di destracentro Cascella.

Il consigliere dei verdi-sinistra, beni comuni ha definito “uno scempio quello che si sta attuando sul Monte Artemisio” affermando che “quello che avrebbe dovuto fare la precedente amministrazione e non ha fatto, ovvero la revoca della concessione per le irregolarità riscontrate, non è stato fatto nemmeno da questa amministrazione”.

“La volontà politico-amministrativa di non fare nulla nella scorsa amministrazione è stata punita dagli elettori – ha aggiunto Andreozzi – ma oggi che è cambiata amministrazione si continua a non fare nulla, si rimane fermi in attesa dei tempi lunghissimi della giustizia”.

Andreozzi ha fatto un focus relativo al processo per peculato che si sta svolgendo al Tribunale di Velletri, nato a seguito di un esposto dell’allora consigliere Carlo Quaglia, oggi segretario di Difendere Velletri.

A rispondere a Sergio Andreozzi è stato il sindaco Ascanio Cascella “Parliamo di tagli avvenuti prima del nostro insediamento di cui è responsabile la vecchia amministrazione.

Oggi la revoca non è più possibile, essendo diventato questa concessione un appalto e soprattutto perché l’amministrazione comunale non può sostituirsi all’autorità giudiziaria. Se c’è un giudizio in corso bisognerà aspettarne la fine.”

In questo modo il sindaco ha zittito sia Andreozzi, sia Difendere Velletri.

Anche l’assessore al patrimonio boschivo Simonetti, ha detto qualcosa al riguardo “Questa amministrazione sarà molto attenta alle modalità di taglio ed a fine lavoro controlleremo che tutto sia stato fatto in maniera corretta, visto che ci sono molte figure che hanno il compito di controllare dalla Polizia Locale, i Carabinieri Forestali, i Guardiaparco.”

Nonostante le interrogazioni non prevedano discussione da parte dei consiglieri comunali, il presidente del consiglio, Ladaga, ha concesso dei brevi interventi alle persone chiamate in causa da Andreozzi.

Lo stesso Ladaga prima di dare la parola ai consiglieri ha voluto dire la sua “Essendo garantisti dobbiamo esserlo fino in fondo, le irregolarità fino a sentenza sono tutte presunte.” Riferendosi al processo in corso ed ancora “Come amministrazione comunale non possiamo fare nulla, se non intervenire nel caso riscontrassimo un danno serio ed irreparabile.”

Ha preso la parola l’ex sindaco Orlando Pocci che ha ribadito già quanto dichiarato a laspunta “Abbiamo sospeso la concessione per capire bene cosa stesse accadendo e come procedere e ci siamo resi conto che non era possibile revocare la concessione. Lo abbiamo fatto nell’interesse del bosco e della città”.

Pocci ha comunque ricordato che a riaprire la questione sia stato il segretario di Difendere Velletri, Carlo Quaglia, dopo le sue dichiarazioni rilasciate a laspunta, rilanciando l’ipotesi della revoca della concessione.

Non poteva, a questo punto, non intervenire il capogruppo di Difendere Velletri, il quale è riuscito in un duplice intento: sconfessare le dichiarazioni rese dal segretario, scaricando la responsabilità di questo clamore al nostro giornale reo, secondo il capogruppo, di non avere atteso il via libera a pubblicare l’intervista. “Noi non avevamo legittimato una intervista di quel tenore”. Dimenticando che le dichiarazioni sono state rese liberamente.

Un modo strano di interpretare il ruolo dell’informazione e il diritto di cronaca sancito dalla Costituzione, forse perché Difendere Velletri è più propensa a dettare agli operatori dell’informazione cosa scrivere?

Il capogruppo della lista Difendere Velletri, che in campagna elettorale nelle contrade di montagna, si dimostrò attivissima contro la concessione, con iniziative, post social e comizi ha infine detto “Abbiamo sempre affrontato seriamente questo argomento e su quanto avviene nel bosco continuerà il nostro interessamento.”  

Sergio Andreozzi, nell’intervento di replica ha affermato che nell’ultimo collaudo sono state riscontrate irregolarità nei tagli.

In sostanza, però ha perso una occasione. Ci saremmo aspettati e con noi molti cittadini interessati e preoccupati, che l’intervento, più che soffermarsi sulla opportunità di revocare o meno la concessione, si incentrasse sulle irregolarità riscontrate negli ultimi collaudi.

Sulle modalità con le quali si sta procedendo alle attività di disboscamento in queste settimane, sul rispetto dei progetti; sul rispetto delle prescrizioni e degli eventuali danni al soprassuolo e al movimento terra; sul perché sono presenti trattori cingolati in montagna invece che trattori gommati; sul perché a ieri mattina fossero ancora presenti in montagna mezzi pesanti intenti ad operare nelle zone sic e zps, visto che il termine ultimo per la stagione silvana è fissato al 31di marzo.

Niente di tutto ciò. È parso invece che tutti siano intervenuti sugli aspetti procedurali per giustificare il loro operato, precedente ed attuale, come se i lavori silvocolturali in montagna siano paragonabili ad un appalto per la luce e il gas.

Dove sta la tutela dell’ambiente? Il Bosco serve solo per fare cassa con i tagli oppure potrebbe diventare un volano di sviluppo?

Riflessioni che potevano essere introdotte, se si fosse incentrata la discussione su cosa sta accadendo oggi, non su quello che è stato e sul quale la magistratura farà il suo corso.

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