A Frosinone, una delle discipline più formative e inclusive del panorama sportivo, il Judo, è oggi costretta a fermarsi. Il motivo? La mancanza di una palestra. Dopo anni di sacrifici, allenamenti e successi, un gruppo di giovani judoka si trova senza una sede dove allenarsi, e l’amarezza è tanta.
Nonostante ripetute promesse da parte dell’amministrazione comunale, ad oggi nessuna struttura è stata assegnata per consentire la ripresa dell’attività. Il risultato è che atleti, allenatori e famiglie si trovano in un limbo fatto di attese, rinvii e disillusioni.
Promesse non mantenute: una crisi annunciata
I problemi sono iniziati mesi fa, quando la palestra utilizzata fino ad allora è stata resa indisponibile. Da allora, tra incontri, rassicurazioni e dichiarazioni d’intenti, nulla si è concretizzato.

“Ci avevano garantito una sede temporanea e poi una definitiva. Ma alla fine non si è visto nulla. I ragazzi sono fermi, e questo è inaccettabile”, racconta un genitore visibilmente deluso.
L’assenza di una sede idonea non è solo un disagio logistico: è un danno educativo. Lo sport è un presidio sociale, un’opportunità di crescita, un’alternativa positiva alle distrazioni che spesso affliggono le giovani generazioni.
La responsabilità dell’amministrazione Mastrangeli
La situazione attuale pone interrogativi pesanti sulla gestione dello sport a Frosinone, e in particolare sull’operato dell’amministrazione guidata dal sindaco Riccardo Mastrangeli.
Sotto accusa anche la scelta, tanto della giunta Ottaviani quanto dell’attuale, di non prevedere un vero e proprio assessore allo sport, come avviene nella gran parte dei comuni italiani, ma solo un delegato, Franco Carfagna, il cui ruolo – secondo molti – è privo di strumenti, risorse e potere decisionale reale.
“Lo sport è entrato nella Costituzione, ma a Frosinone sembra uscito dall’agenda politica”, si commenta amaramente tra le famiglie coinvolte.
Il tentativo (isolato) di Francesco Pallone
Tra i pochi a provare a dare una svolta, Francesco Pallone, che aveva ricevuto deleghe allo sport e cercato di avviare un dialogo tra società sportive e istituzioni. Tuttavia, di fronte alla mancanza di ascolto e alle scelte politiche della giunta, ha preferito riconsegnare le deleghe.
Un gesto che ha lasciato ancora più scoperto un settore già in grande difficoltà.
Judo: sport di valori, oggi lasciato senza futuro
Il Judo non è solo uno sport da combattimento. È una disciplina fondata su rispetto, equilibrio, sacrificio e autocontrollo. È uno strumento educativo potentissimo.
Privare i ragazzi della possibilità di praticarlo, anche per motivi puramente burocratici, significa privarli di un’opportunità di crescita sana e strutturata.
Molti di questi giovani atleti hanno iniziato il percorso fin da piccoli, coltivando sogni sportivi e valori umani. Ora, per la prima volta, non possono nemmeno allenarsi.
Le famiglie chiedono una soluzione dignitosa e immediata
Le richieste sono semplici e ragionevoli: una sede sicura, stabile e funzionale dove poter tornare ad allenarsi.
Una struttura che non costringa le famiglie a cercare alternative fuori città, con costi e disagi aggiuntivi.
“Dietro una palestra ci sono storie, sacrifici, sogni – spiega un altro genitore –. Non si può lasciare tutto nel silenzio istituzionale.”
Serve una visione per lo sport a Frosinone
La vicenda del Judo è solo l’ultimo episodio di una crisi più ampia dello sport cittadino, che vive una fase di abbandono e mancanza di investimenti. Serve una svolta fatta di Pianificazione pluriennale, di una nomina ad un vero assessore allo sport che possa seguire a tempo pieno il settore, investimenti in impianti, personale qualificato e soprattutto ascolto delle società e delle famiglie.
Appello alla comunità sportiva e alle istituzioni
La comunità del Judo e dello sport locale ora chiede risposte vere, non più promesse.
Perché lo sport è un diritto, non un favore. E perché ogni giorno senza palestra è un giorno in cui i ragazzi perdono un’occasione di crescita.
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