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Home » Blog » “L’annullamento della sentenza sul femminicidio di Lorena Quaranta, è un fatto grave”

“L’annullamento della sentenza sul femminicidio di Lorena Quaranta, è un fatto grave”

Così Carla Centioni dell'associazione Ponte Donna. "Condanniamo con fermezza questa sentenza di cassazione"
RedazioneRedazione24/07/20243 Mins Read
Carla Centioni Presidente dell'Associazione Ponte Donna

“ Le motivazioni della sentenza della Cassazione sul caso di Lorena Quaranta studentessa di medicina strangolata da Antonio De Pace nel marzo del 2020, che hanno annullato la condanna all’ergastolo per femminicidio sono gravi e deresponsabilizza gli autori di violenza, quella che parla di STRESS da Covid.” Così si esprime Carla Centioni presidente dell’Associazione Ponte Donna.

L’emergenza e le restrizioni, avrebbero inciso sull’animo dell’infermiere, prosegue la sentenza, non è stato considerato lo stato di angoscia del quale era preda. Secondo la sentenza, il disagio causato dall’emergenza pandemica e la difficoltà contingente di porvi rimedio avrebbero potuto influenzare il comportamento dell’imputato, e queste circostanze non sono state sufficientemente considerate nella determinazione della pena.

Ponte Donna Associazione che opera nei Castelli Romani sul contrasto alla violenza, dichiara di essere molto preoccupata per la tutela delle donne non solo perché la lettura delle motivazioni ci lascia sgomente ma perché ci allarma. Questa decisione mina la tutela delle donne in un momento in cui le donne che raggiungono i centri antiviolenza manifestano una grandissima paura.

“Una paura sull’incolumità che non avevo visto prima – dichiara Carla Centioni, che da 30 anni si occupa di violenza sulle donne – un crescendo di terrore che riscontriamo nelle donne che si rivolgono nei centri antiviolenza dei Castelli Romani. “

La paura è aumentata a partire dal femminicidio di Giulia Cecchettin ma anche dopo il 4 luglio giorno dell’uccisione di Manuela Petrangeli la fisioterapista di 51 anni, femminicidio avvenuto a Roma per mezzo di un fucile a canne mozze. Un’arma che ci rimanda alle uccisioni mafiose e ci ricorda quanto il patriarcato sia ancora dentro la nostra cultura, quanto sia endemico e strutturale.

“Questa sentenza convalida il nostro pensiero – ci dichiara Carla Centioni dell’Associazione Ponte Donna – dobbiamo fare ancora molto per dare risposte concrete alle donne, dobbiamo lavorare sui pregiudichi culturali che creano sentenze che deresponsabilizzano gli uomini dai reati commessi e li rendono impuniti, inviando messaggi allarmanti verso le donne.”

“Condanniamo con fermezza questa sentenza di cassazione non solo per la riduzione della pena verso il reo, ma perché tale motivazione annulla il prezzo pagato dalle donne durante il lockdown.
Non possiamo dimenticare che la quarantena forzata ha portato un aumento di casi di violenza del 73% in più rispetto al 2019, secondo le statistiche redatte dal numero 1522 antiviolenza. Le attenuanti della cassazione disconoscono il vero motivo dei femminicidi che risiede nel possesso, nella gelosia nei confronti della partner, della fidanzata
.”

“Uomini che non accettano che la relazione sia finita che non sopportano un no. Se non si riconoscono queste come le vere motivazioni, mi chiedo e mi interrogo su cosa dovremmo fare prevenzione e programmare un lavoro di contrasto alla violenza, sulle epidemie. Segnalo con forza di usare il numero 1522 in caso di bisogno, numero pubblico promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri- Dipartimento per le Pari Opportunità. Il numero è gratuito è attivo 24 h su 24, dove le donne posso rivolgersi per chiede aiuto ed essere indirizzate al centro antiviolenza a loro più vicino.”

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