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la Spuntala Spunta
Home » Blog » L’escalation del conflitto in Medio Oriente, un punto di non ritorno.

L’escalation del conflitto in Medio Oriente, un punto di non ritorno.

RedazioneRedazione02/10/20247 Mins Read

L’escalation del conflitto in Medio Oriente ha raggiunto un livello critico, con il coinvolgimento diretto dell’Iran e la continua instabilità in Libano e Gaza. Hezbollah ha dichiarato di aver respinto le truppe israeliane nel sud del Libano, mentre Israele prepara una risposta massiccia agli attacchi missilistici iraniani, un’escalation che rischia di ampliare ulteriormente il conflitto.

Israele nel frattempo intensifica i bombardamenti sulla Striscia di Gaza, colpendo rifugi e scuole in attacchi distinti che hanno causato decine di morti, tra cui anche bambini di un orfanotrofio.

Le tensioni tra Israele e Iran

L’Iran ha lanciato una raffica di missili balistici contro obiettivi militari israeliani, come rappresaglia per gli attacchi israeliani a Gaza e in Libano. Israele, dal canto suo, ha promesso una risposta severa, con voci sempre più insistenti su un possibile attacco diretto contro le infrastrutture nucleari iraniane. Naftali Bennett ha ribadito la necessità di agire ora per “distruggere il programma nucleare iraniano” e “paralizzare il regime terroristico” di Teheran. La minaccia di un conflitto su larga scala tra le due potenze è più concreta che mai, alimentata anche dalle dichiarazioni del capo delle forze armate iraniane, Mohammad Bagheri, che ha promesso ritorsioni ancora più violente in caso di ulteriori attacchi israeliani.

Escalation del conflitto in Medio Oriente, Biden contro l’ipotesi di attacco a siti nucleari in Iran

Il presidente Biden ha dichiarato di non essere favorevole a un attacco contro i siti nucleari iraniani in risposta al recente lancio di missili dell’Iran contro Israele.In precedenza, Biden aveva partecipato a una riunione con i leader del G7 per discutere dell’attacco iraniano e per coordinare una risposta, che potrebbe includere nuove sanzioni, come indicato nel resoconto dell’incontro.Rivolgendosi ai giornalisti, Biden ha sottolineato: “Discuteremo con gli israeliani riguardo alle loro intenzioni, ma tutti i Paesi del G7 concordano sul fatto che Israele ha il diritto di rispondere, purché la reazione sia proporzionata.”

Le evacuazioni dal Libano

Nel frattempo, diversi paesi stanno preparando piani di evacuazione dal Libano. Australia, Belgio, Cina, Canada, Cipro, Francia, Germania e Grecia sono tra i primi ad aver attivato misure di emergenza per mettere in salvo i loro cittadini. Con l’aeroporto di Beirut ancora operativo, molte nazioni stanno pianificando evacuazioni via mare, come nel caso dell’Australia e del Canada, che prevedono di collaborare per evacuare fino a 1.000 cittadini al giorno. La Francia ha già dispiegato una portaelicotteri nel Mediterraneo orientale, pronta per eventuali operazioni di evacuazione.

La crisi a Gaza

A Gaza, la situazione si aggrava di giorno in giorno. Le cifre ufficiali parlano di almeno 41.689 morti e oltre 96.625 feriti dall’inizio degli attacchi israeliani, un massacro che ha colpito indiscriminatamente civili, rifugi e istituzioni come orfanotrofi e scuole. Gli attacchi israeliani hanno raggiunto livelli di violenza inediti, con operazioni militari su vasta scala sostenute da artiglieria pesante e incursioni via terra. Tra le vittime, una famiglia di 12 persone è stata uccisa durante un’operazione nel sud di Khan Younis, mentre i paramedici sono stati bloccati nel tentativo di soccorrere i feriti.

La questione ONU

Sul piano diplomatico, un episodio significativo ha scosso la comunità internazionale: Israele ha vietato l’ingresso nel Paese al Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha motivato questa decisione accusando Guterres di non aver condannato con sufficiente fermezza l’attacco missilistico iraniano. Katz ha definito il Segretario generale “anti-Israele”, sottolineando come le sue posizioni rappresentino un sostegno indiretto a gruppi terroristici come Hamas e Hezbollah. Questa decisione senza precedenti ha suscitato numerose reazioni diplomatiche e potrebbe isolare ulteriormente Israele a livello internazionale.

Appelli internazionali per la pace

In un clima di crescente incertezza, numerosi paesi hanno lanciato appelli alla moderazione e al dialogo. La Cina ha sollecitato la comunità internazionale a intervenire per evitare un’escalation ulteriore, mentre l’India ha ribadito l’importanza di risolvere il conflitto attraverso la diplomazia. Anche l’Arabia Saudita ha fatto eco a questi.

Iran e Libano sotto assedio: l’espansione della crisi rischia di incendiare il Medio Oriente

Il conflitto che coinvolge Israele, Iran e Libano continua ad aggravarsi, sollevando timori di una guerra regionale su vasta scala. Gli ultimi scontri tra Hezbollah e l’esercito israeliano in Libano meridionale, uniti alla raffica di missili lanciati dall’Iran contro Israele, sembrano spingere la situazione verso un punto di non ritorno.

L’attacco missilistico da parte dell’Iran è stato giustificato come risposta alle incursioni israeliane su Gaza e Libano, ma ha sollevato la preoccupazione di numerosi governi mondiali. La situazione ha spinto l’India, la Russia, e la Cina a fare appelli per la moderazione, mentre anche l’Italia, attraverso la Premier Giorgia Meloni, ha espresso “profonda preoccupazione” per l’evoluzione del conflitto e per la crescente instabilità che minaccia l’intera regione.

Dichiarazioni e risposte internazionali

Diversi Paesi hanno già avviato piani di evacuazione dal Libano, temendo che il conflitto possa allargarsi ulteriormente. Tra questi, l’Australia ha esortato i propri cittadini a lasciare il Paese il prima possibile, predisponendo anche l’utilizzo di navi commerciali per evacuare fino a 1.000 persone al giorno. La Germania ha iniziato ad evacuare il personale non essenziale e sta offrendo supporto ai cittadini vulnerabili. Anche la Francia, con il sostegno della sua nave da guerra nella regione, e il Canada stanno preparando piani d’emergenza.

La Giordania, che si è trovata indirettamente coinvolta a causa della caduta di missili nel suo spazio aereo, ha chiuso i propri cieli e ribadito la volontà di proteggere il proprio territorio. “Non permetteremo che la Giordania diventi un campo di battaglia”, ha affermato un portavoce del governo giordano.

Il grave caso del Segretario Generale dell’ONU

Uno degli episodi più clamorosi che ha segnato l’evoluzione del conflitto è stato il rifiuto da parte di Israele di permettere l’ingresso nel Paese al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. L’accusa mossa contro Guterres è di non aver condannato in modo esplicito e fermo il massiccio attacco missilistico iraniano. Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha dichiarato che Guterres “non merita di mettere piede sul suolo israeliano” per la sua presunta posizione “anti-israeliana”. Questo episodio segna un ulteriore deterioramento nei rapporti tra Israele e le Nazioni Unite, sollevando preoccupazioni sulla capacità di mantenere un dialogo costruttivo nella gestione della crisi.

Israele pronto a colpire gli impianti nucleari iraniani

La possibilità che Israele possa reagire duramente contro l’Iran è sempre più concreta. Naftali Bennett ha chiesto pubblicamente un attacco decisivo agli impianti nucleari iraniani, descrivendo la situazione come un’opportunità unica per distruggere il programma nucleare di Teheran. Secondo Bennett, Hezbollah e Hamas sono “paralizzati” e l’Iran è esposto. Questa richiesta riflette l’urgenza con cui Israele potrebbe colpire obiettivi strategici, con l’intenzione di danneggiare pesantemente le infrastrutture nucleari iraniane, anche se esperti militari come Andreas Krieg ritengono improbabile che attacchi a raffinerie o siti non militari possano produrre un effetto significativo.

I numeri della tragedia a Gaza

La situazione nella Striscia di Gaza è catastrofica. L’escalation del conflitto in Medio Oriente è ormai ad un punto drammatico. Gli attacchi israeliani continuano a mietere vittime tra la popolazione civile. Secondo i dati aggiornati, almeno 41.689 persone sono state uccise e oltre 96.625 sono rimaste ferite nei raid israeliani iniziati a ottobre. Gli ospedali sono al collasso, e i bombardamenti hanno colpito orfanotrofi, scuole e rifugi. A Khan Younis, nel sud della Striscia, un’intera famiglia di 12 persone è stata sterminata durante un’incursione durata ore, mentre le ambulanze sono state bloccate dall’esercito israeliano, impedendo l’evacuazione dei feriti.

L’impatto devastante delle operazioni israeliane è percepito anche a livello internazionale, con numerosi appelli per la cessazione delle ostilità e il ritorno al dialogo. Tuttavia, la risposta iraniana e la situazione instabile in Libano fanno temere che la tregua sia ancora lontana.

La Pace è lontana con l’escalation del conflitto in Medio Oriente

L’escalation del conflitto in Medio Oriente rischia di spingere l’intera regione verso un conflitto di dimensioni sempre più vaste. Le evacuazioni dal Libano, il deterioramento delle relazioni diplomatiche e il numero crescente di vittime, specialmente a Gaza, sollevano l’urgenza di un intervento internazionale mirato alla de-escalation del conflitto. Tuttavia, con Israele che minaccia di colpire i siti nucleari iraniani e Hezbollah pronto a difendersi sul campo, la prospettiva di pace sembra sempre più lontana.

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