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Home » Blog » L’Europa dell’austerity votata da tutti (o quasi) mette sotto botta l’Italia

L’Europa dell’austerity votata da tutti (o quasi) mette sotto botta l’Italia

Pronta la misura d'infrazione sui conti italiani. Ma votando quel patto di stabilita era chiaro cosa sarebbe successo
RedazioneRedazione20/06/20243 Mins Read

Come una mannaia arriva subito la procedura d’infrazione sui conti pubblici italiani.

Neanche il tempo di approvare il nuovo patto di stabilità che l’Italia è già nei guai. Eppure erano molte le personalità del mondo dell’economia, inascoltate per lo più, a segnalare come il Nuovo Patto di Stabilità europeo sarebbe stato per l’Europa e per l’Italia una vera ghigliottina.

Un patto di austerità in un momento in cui avremmo tutti bisogno di espansione ed investimenti. Invece non si può sforare, se non per le spese militari. Un paradosso che però fa capire l’aria che tira nel nostro continente.

Metà della popolazione ha disertato le urne, stanca di promesse non mantenute. Stanca di propaganda. Ma stanca soprattutto di una narrazione sbilenca.

Il Patto di Stabilità tutti lo criticano ma tutti l’hanno votato

Questo nuovo patto è stato voluto sia dalle forze di governo, Fratelli d’Italia in testa, che dal Partito Democratico, per poi far finta di smarcarsi. Ora però, che i conti non tornano, c’è bisogno di trovare con urgenza ben 10 miliardi di euro per correggere una finanziaria di lacrime e sangue. Eppure alcuni analisti lo avevano chiarito con grande lucidità.

L’economista Brancaccio aveva parlato di Patto di “stupidità”. Il giornalista economico Enrico Grazzini aveva sottolineato come con questo patto fosse più facile costruire un ospedale da campo piuttosto che comprare un nuovo macchinario.

Insomma, nulla di nuovo sotto il cielo italiano. Ora tutti proveranno a scaricare le responsabilità altrove. Ma i partiti dovrebbero essere portati sul banco degli imputati. L’Europa dell’austerity non riesce proprio a cambiare marcia. Fratelli d’Italia continua a mettere in campo misure esattamente opposte a quelle che aveva promesso. Il PD su questi temi è il più convinto sostenitore. A pagare le decime di queste scelte ovviamente sono i cittadini e le imprese, strangolate da tasse e dal poco sviluppo economico.

La proposta di cancellare il debito è fattibile, ma nessun partito la vuole seguire

L’Italia è un Paese in cui il debito pubblico è il vero fardello. Parliamo del 134,8% del PIL, ovvero 2.906 miliardi, il più alto di tutta la zona Euro ma anche il più consistente di tutte le nazioni maggiormente sviluppate. Eppure una proposta concreta c’era. Alcuni tra i più autorevoli economisti europei, capeggiati da Gaël Giraud e Thomas Piketty, proposero la cancellazione del debito pubblico in pancia alla BCE, che ammonta a un quarto del totale del deficit degli Stati membri. I cittadini europei devono, in sostanza, a loro stessi il 25% dei loro debiti. Stiamo parlando di 2.500 miliardi. La BCE può permettersi una simile azione, come riconosciuto da un gran numero di economisti, anche tra coloro che si oppongono a una tale risoluzione: una banca centrale può funzionare con fondi propri negativi senza difficoltà. I privati non verrebbero danneggiati e le finanze pubbliche verrebbero sollevate da enormi pesi pregressi che gravano sull’economia, lo sviluppo e la società. David Sassoli, tanto osannato quanto inascoltato, lo propose nel 2020, ma venne contestato anche dal suo stesso partito.

Le proposte alternative non mancherebbero, quello che manca è invece la volontà di togliere dalle spalle dei cittadini un fardello così pesante. Una schiavitù economica da cui è praticamente impossibile uscire.

Ora cosa succederà?

Per Giorgetti e company si prevede un’estate di lavoro per capire dove tagliare. Saranno ancora scuola, sanità, pensioni a dover subire i maggiori tagli?

Saranno gli investimenti in infrastrutture? Aumenteranno ancora le tasse? E soprattutto con quale e quanta autorevolezza si andrà a trattare in Europa per provare ad avere un trattamento di riguardo?

Nella torrida estate del 2024 ci sarà da sudare freddo per l’Italia.

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