Persiste l’allarme per le condizioni di salute dell’Ospedale Riuniti di Anzio e Nettuno. Da mesi, la situazione della struttura sanitaria è drammatica, con reparti sull’orlo della chiusura, medici e infermieri insufficienti, pazienti abbandonati nei corridoi e un pronto soccorso ormai al collasso.
Le attese infinite del Pronto soccorso in tilt
Il pronto soccorso dell’ospedale è ormai una polveriera. Da settimane, le ambulanze rimangono ferme nei piazzali, anche per ore, impossibilitate a trasferire i pazienti all’interno della struttura per mancanza di posti letto e di lettighe, utili a liberare le ambulanze, causando così anche ulteriori disagi per i cittadini.
Le ambulanze ferme non possono intervenire alle richieste di aiuto che arrivano al 118, determinando ritardi nei soccorsi e si deve fare ricorso alle ambulanze private, lievitando così i costi.

I medici e gli infermieri fanno il possibile, ma sono troppo pochi per gestire l’afflusso continuo di malati. I tempi di attesa per i codici verdi e gialli sono diventati insostenibili: in alcuni casi si superano le 10 ore prima di essere visitati.
La carenza di personale, inoltre, sta generando turni massacranti per i pochi operatori rimasti, costretti a lavorare in condizioni sempre più difficili. “Non possiamo più garantire un servizio dignitoso ai pazienti – racconta un infermiere che preferisce restare anonimo – siamo sotto pressione, stanchi e senza aiuti. Così non si può più andare avanti”.
Una situazione che diventa ingestibile nei mesi estivi quando la popolazione raddoppia e con essa gli accessi al Pronto Soccorso che di fatto collassa.
Ortopedia verso la chiusura, punto nascita smantellato
Se la situazione del pronto soccorso è drammatica, non va meglio negli altri reparti. Ortopedia sta per chiudere, a causa della mancanza di medici specialisti. Gli interventi chirurgici vengono continuamente rimandati e i pazienti bisognosi di operazioni urgenti vengono dirottati verso ospedali più lontani, come il San Camillo di Roma o il Policlinico di Tor Vergata.
Ma la decisione più drastica è stata presa per il punto nascita, che dovrebbe essere trasformato in un reparto di terapia intensiva e semintensiva per far fronte alla crescente richiesta di posti letto.
Questo significa che le donne in gravidanza non possono più partorire ad Anzio, ma devono recarsi a Roma o in altre strutture della provincia. Una scelta che ha scatenato polemiche e proteste tra i cittadini e le associazioni locali.
“È una vergogna – denuncia una futura mamma – devo andare fino a Latina per partorire, con il rischio di non arrivare in tempo in caso di emergenza. Chi ha preso questa decisione dovrebbe solo vergognarsi“.
In città il comitato per la riapertiura del punto nascite ha raccolto 5000 firme ha smosso “le acque” della politica, il consiglio regionale ha votato all’unanimità un ordine del gionro per la ripertura del punto nascite avvenuta solo a Velletri.
Il comitato con i sindaci di Anzio e Nettuno è stato ricevuto dal Presidente Rocca che ha dato la sua disponibilità ad aprire un confronto, a quando però l’incontro?
Decessi, denunce e richieste di risarcimento
La crisi dell’ospedale di Anzio non è solo un problema di organizzazione e carenza di personale, ma anche un possibile caso giudiziario. Negli ultimi mesi, infatti, sono stati segnalati diversi decessi sospetti che, secondo i parenti dei pazienti deceduti, potevano essere evitati con cure tempestive ed efficienti. Ma questo lo accerterà la magistratura.
Alcuni familiari delle vittime hanno già sporto denuncia e avviato richieste di risarcimento danni, accusando la struttura sanitaria di negligenza e mancanza di assistenza adeguata. Gli avvocati delle famiglie stanno raccogliendo documentazione e testimonianze per far luce su quanto accaduto.
“L’ospedale era impreparato a gestire i casi di mio padre – racconta il figlio di un paziente deceduto – lo hanno lasciato senza cure per ore, e quando finalmente qualcuno si è occupato di lui, era troppo tardi. Vogliamo giustizia“.
Cittadini e sindacati esasperati: “Servono assunzioni subito”
Di fronte a questa emergenza, i cittadini sono esasperati. Le proteste si moltiplicano e i sindacati della sanità denunciano una mancanza cronica di fondi e personale. Chiedono assunzioni immediate, il ripristino dei reparti chiusi e un intervento della Regione per evitare il collasso definitivo della struttura.
“La politica non può più girarsi dall’altra parte – afferma un rappresentante sindacale – servono investimenti, servono medici, servono posti letto. Non possiamo accettare che un ospedale come quello di Anzio venga lasciato morire così“.
Nel frattempo, però, la situazione continua a peggiorare. E mentre si attendono risposte concrete dalle istituzioni, i cittadini di Anzio e Nettuno si trovano sempre più soli di fronte a un sistema sanitario che, giorno dopo giorno, sembra sgretolarsi sotto il peso dell’incuria e dell’indifferenza. Però il nuovo direttore generale sembra essere molto preso, da un convegno all’altro, chissà se deciderà anche di occuparsi della sanità della ASL Rm 6 e dell’ospedale Riuniti.