Il Progetto Borgo Protetto a Cori finisce sotto i riflettori del Consiglio Regionale del Lazio. I consiglieri Adriano Zuccalà (Movimento 5 Stelle) e Alessandra Zeppieri (Polo Progressista) hanno depositato un’interrogazione rivolta al presidente Francesco Rocca, chiedendo chiarimenti urgenti sulle procedure adottate dal Comune di Cori per la realizzazione del complesso residenziale per anziani promosso da Borghi d’Italia srl, società partecipata da Giomi Next.
Un’iniziativa che si accompagna alla recente visita degli ispettori del MIPAF (Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste), giunti presso il Comune per acquisire tutta la documentazione relativa al progetto. Una richiesta che, secondo fonti ufficiali, non ha ricevuto piena risposta: è stata infatti consegnata solo una parte dei documenti richiesti.
Le preoccupazioni sul Progetto Borgo Protetto Cori: paesaggio, ambiente e regolarità amministrativa
Zuccalà e Zeppieri hanno sollevato seri dubbi sulla trasparenza dell’iter amministrativo, sulla conformità urbanistica e soprattutto sul rispetto delle norme ambientali. L’area prescelta per l’intervento, infatti, è a vocazione agricola e presenta un alto valore paesaggistico, storico e ambientale, essendo caratterizzata dalla coltivazione dell’olivo e inserita in un contesto collinare modellato nei secoli dalla mano dell’uomo.
Come sottolinea anche Maria Grazia Ciolfi, coordinatrice provinciale M5S:
“È necessario fare chiarezza su un progetto che presenta numerose criticità ambientali e amministrative, e che finora è stato portato avanti senza un vero confronto pubblico. La tutela dell’ambiente e dell’interesse collettivo deve tornare al centro dell’agenda politica”.
Una variante urbanistica contestata
Approvata il 23 giugno 2025 dal Consiglio Comunale di Cori, la variante urbanistica al PRG consente la realizzazione del “Borgo Protetto Villaggio Giomi”, una struttura alberghiera per anziani autosufficienti con 240 posti letto. Un progetto profondamente mutato rispetto alla versione originaria presentata nel 2013, che prevedeva un modello più integrato di servizi sanitari e assistenziali.
Secondo quanto emerso, la nuova proposta riduce l’offerta assistenziale originariamente prevista e comporta interventi edilizi molto più impattanti, con sbancamenti significativi e edifici fino a tre piani di altezza, distribuiti in zone del lotto sensibili sotto il profilo idrogeologico.
L’area interessata è infatti soggetta a rischio esondazione, come evidenziato nel Piano Comunale di Protezione Civile, e fu colpita da eventi atmosferici estremi nel 2008 e nel 2011.
L’ombra della Medicon Valley e i servizi mai realizzati
Il progetto del Borgo Protetto è anche al centro di polemiche per la sua incoerenza con i piani annunciati oltre dieci anni fa, che prospettavano la nascita di una “Medicon Valley Pontina” con ospedali di comunità, RSA, centri di formazione e sinergie tra pubblico e privato. Di quel modello resta oggi ben poco: nessun presidio sanitario aggiuntivo, nessuna integrazione con i servizi sociali esistenti, nessun potenziamento delle strutture chiuse da anni, come l’Ospedale di Cori e il PPI.
A peggiorare il quadro, secondo i documenti regionali, l’insediamento residenziale rischia di gravare ulteriormente sui servizi pubblici esistenti, anziché integrarli o potenziarli.
In attesa di risposte sul Progetto Borgo Protetto Cori
I consiglieri regionali chiedono dunque a Rocca di rivalutare l’azione amministrativa del Comune di Cori, verificare le procedure urbanistiche, valutare l’effettivo impatto ambientale e garantire la piena trasparenza sulla gestione del progetto.
Nel frattempo, il dibattito pubblico continua ad accendersi: il Borgo Protetto – che nelle intenzioni doveva essere una risposta moderna all’invecchiamento della popolazione – rischia di trasformarsi in un caso emblematico di cattiva pianificazione e scarsa partecipazione.