Duro sfogo di Maurizio Bocci, attivista e volto storico dell’impegno per la salvaguardia ambientale contro la crisi dei laghi dei Castelli Romani, giornalista ed anche curatore della nostra rubrica Sulle tracce del tempo, che ha pubblicato sui social una serie di video-denuncia accompagnati da parole dure e disilluse: “Pubblico questi video per onore di cronaca, ben sapendo che non porteranno a nulla”.
Un grido di allarme, ma anche una resa amara. Secondo Bocci, il destino dei laghi è segnato: quarant’anni di battaglie, appelli, dossier e parole al vento non hanno prodotto alcun risultato concreto. La politica – accusa – non ha mai avuto la volontà reale di intervenire, preferendo cedere all’espansione urbanistica e alla pressione demografica, piuttosto che tutelare un ecosistema sempre più fragile.
Troppi abitanti, troppa pressione: i laghi non reggono più
Bocci non usa mezzi termini:
“Siamo passati da 120.000 a 350.000 residenti nei Castelli Romani. Si continuano a costruire mega centri residenziali: come possiamo pretendere di salvare i laghi e allo stesso tempo garantire l’acqua a tutte queste famiglie?”
La crisi idrica è ormai sistemica. L’uso intensivo delle risorse dei laghi di Albano e Nemi, in particolare, rischia di condurli alla scomparsa. Secondo Bocci, non si tratta più di invertire la rotta, ma di prepararsi all’inevitabile.
Un futuro tra desertificazione e desalinizzazione?
Con amara ironia, Bocci guarda al futuro evocando lo scenario già realtà in Arabia Saudita, dove la sopravvivenza dipende dagli impianti di desalinizzazione:
“Forse arriveremo anche noi a produrre acqua potabile dal mare, come fanno da tempo in Arabia Saudita. O magari la Terra collasserà prima.”
Un paragone provocatorio ma efficace, che sottolinea la mancanza di lungimiranza delle amministrazioni locali e regionali nel gestire un patrimonio naturale unico, trasformato negli anni in serbatoio idrico per un territorio sempre più urbanizzato.
Un patrimonio che rischiamo di perdere per sempre
I laghi vulcanici dei Castelli Romani rappresentano non solo una risorsa ambientale, ma anche culturale, turistica e paesaggistica. Eppure, l’abbassamento dei livelli dell’acqua, l’inquinamento, l’eccessivo sfruttamento delle falde e l’assenza di strategie di recupero efficaci stanno minando irreversibilmente questo fragile equilibrio.
Maurizio Bocci lo denuncia da decenni. Ma oggi, la sua voce si fa ancora più amara:
“È tutto inutile. Le immagini parlano chiaro. Ma non smetterò di documentare. Perché almeno resterà la cronaca di ciò che non è stato fatto.”