La sanità ad Anzio e Nettuno è sull’orlo del collasso. È il grido d’allarme lanciato dai due Sindaci neo eletti, Aurelio Lo Fazio e Nicola Burrini, che durante la conferenza locale sulla sanità tenutasi a Pomezia hanno denunciato senza mezzi termini una situazione ormai insostenibile. “Se le cose non cambiano subito, il nostro ospedale rischia la chiusura”, hanno affermato, con riferimento al presidio ospedaliero “Riuniti”, che secondo gli standard ministeriali non è più in grado di garantire i requisiti minimi per restare un DEA di I livello.
Un rischio concreto, quello del declassamento, che nella pratica significherebbe la perdita delle funzioni essenziali, delle emergenze h24, della chirurgia strutturata, dei reparti fondamentali. “Con un solo ortopedico rimasto in servizio e una radiologia al collasso – spiegano i sindaci – non possiamo più garantire i servizi basilari alla popolazione. Eppure l’ospedale serve decine di migliaia di cittadini, soprattutto in estate, quando la popolazione esplode con l’arrivo dei turisti”.
Ma il problema non riguarda solo il presidio ospedaliero. Il sistema territoriale è al limite, le liste d’attesa sono ormai scandalose. Per una colonscopia urgente ad Anzio il primo appuntamento disponibile è il 24 ottobre, cioè tra oltre 160 giorni. Per le urgenze differibili si parla addirittura di luglio 2026. L’ecografia bilaterale della mammella? Quasi un anno d’attesa. E per molte prestazioni, l’unica opzione resta il pagamento in intramoenia.

I dati ufficiali dell’Osservatorio regionale parlano chiaro: il territorio di Anzio e Nettuno è tra i più penalizzati dell’intera Asl Roma 6. E i numeri lo confermano: il 20% dei ricoveri per traumi dell’intera azienda sanitaria si concentra qui, nonostante l’ortopedia sia stata chiusa ad agosto. I decessi per tumore rappresentano oltre il 17% del totale della Asl, ma il day hospital oncologico è coperto da un solo medico e privo di supporto psicologico.
A questo si aggiunge il licenziamento improvviso di 38 lavoratori interinali con oltre vent’anni di esperienza, mandati a casa dopo l’interruzione del contratto con una società esterna. “Una decisione grave – affermano i sindaci – che compromette ulteriormente la tenuta di un sistema già al limite”.
Nel loro intervento, sul tema della sanità di Anzio e Nettuno, Lo Fazio e Burrini non risparmiano critiche alla Regione Lazio, accusata di aver lasciato cadere nel vuoto le richieste d’incontro, rimandate di settimana in settimana con il pretesto del cambio ai vertici della Asl. “Abbiamo bisogno di risposte immediate, non di promesse o rinvii – hanno tuonato –. Il periodo estivo è alle porte e le strutture non sono pronte. Cos’altro deve accadere perché la Regione intervenga?”
Anche il piano delle opere pubbliche è fermo. La ristrutturazione delle sale operatorie, il reparto di neuropsichiatria infantile, la palazzina di cardiologia, la risonanza magnetica, il centro cottura: tutte opere promesse e mai iniziate. Persino il punto nascita, oggetto di un impegno votato all’unanimità dal Consiglio Regionale, è rimasto solo sulla carta.
“La misura è colma”, è la conclusione dei sindaci. “Non possiamo più accettare che Anzio e Nettuno siano trattate come periferie dimenticate. Se il Riuniti chiude, non sarà solo un problema sanitario, ma un colpo durissimo all’identità di un’intera comunità. Serve un piano d’emergenza. Subito”.
Un attacco durissimo alla Regione Lazio, quello dei due sindaci, che percepiscono la situazione di grave difficolta in cui versa la sanità pubblica, già fortemente minata negli anni passati.
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