Nei primi anni del Novecento, il vettore principale del boom turistico dei Castelli Romani fu certamente il sistema tramviario della capitale, il famoso tranvetto. È questa l’epoca del famoso Imperiale, il tram a due piani, particolarmente amato dai romani, che diventa il mezzo più utilizzato per le gite fuori porta.

Il 1° febbraio 1906, dopo dieci anni di discussioni e polemiche, viene aperto il primo tratto della linea tranviaria che da Roma, attraverso il bivio per Grottaferrata, porta a Frascati.
A questo primo collegamento segue, nell’aprile successivo, quello che, sempre dal bivio di Grottaferrata, conduce verso Marino e da lì a tutti i paesi del versante appio: Castel Gandolfo, Albano, Ariccia, Genzano e Velletri.
Il successo della tranvia fu immediato e la STEFER, anche facendo seguito alle richieste provenienti soprattutto dal Comune di Velletri, decise di estendere la propria rete, collegando Albano con Roma anche lungo il percorso più diretto che seguiva la via Appia e prolungando la linea da Genzano a Velletri.
È datata invece 12 ottobre 1907 l’inaugurazione della funicolare che, partendo da Valle Oscura, arrivava in piazza Margherita. Il grande successo di questo innovativo mezzo di trasporto, unito allo sviluppo del turismo verso Rocca di Papa, portò alla realizzazione di un impianto più moderno che fu inaugurato il 28 luglio 1932.

A Lanuvio, invece, il tram arrivò più tardi rispetto ai collegamenti con le altre città dei Castelli. Infatti, mentre la linea Roma – Genzano fu operativa dal 1906, la Genzano – Velletri ebbe tutta una serie di problemi che ne ritardarono l’apertura sino al 1913.
Tre anni dopo, l’8 luglio 1916, venne aggiunta alla rete dei Castelli l’ultima tratta, con l’apertura della breve diramazione per Lanuvio, che si distacca dalla Genzano – Velletri al 31° chilometro della via Appia.
La stazione tranviaria di Lanuvio, ancora oggi visibile, era stata realizzata in modo che il tram seguisse il percorso dei giardini del parco della Rimembranza per poter riprendere la corsa verso Genzano.
Così, dopo la prima guerra mondiale, il processo di collegamento fra Roma e i Castelli è concluso e le comitive di gitanti domenicali raggiungono in massa i borghi castellani.

Infatti, anche se all’inizio degli anni Venti comincia a fare le sue prime timide apparizioni l’automobile, è il tram il vero mezzo di locomozione del popolo romano e la gita fuori porta diventa un fenomeno di massa con decine di migliaia di persone che si spostano ogni fine settimana da Roma ai Castelli.
Nei primi anni Trenta esiste addirittura un biglietto di libera circolazione sull’intero circuito senza la possibilità di scendere, pensato, appunto, per i turisti.
Negli stessi anni, grazie alle autolinee SITA e STEFER, sono realizzati itinerari con autobus gran turismo che raggiungono le località più caratteristiche dei Castelli Romani. Si tratta di servizi rivolti a un pubblico di turisti, strutturati su percorsi ad anello, con partenza e arrivo a Roma, che raggiungono le diverse località castellane.
Lo sviluppo dei collegamenti tranviari, congiuntamente all’aumento del numero di auto pubbliche e private, porta a una crescente attenzione per la rete stradale e il risultato è che il sistema di comunicazioni dei Castelli Romani gioca un ruolo di eccellenza all’interno della provincia romana.
Basta analizzare una cartina stradale del Touring club del 1931 per rendersi conto di come tutta l’area dei Castelli è attraversata da una fitta rete di comunicazioni che sembrano letteralmente avvolgere la zona, a confronto di una regione circostante piena di aree isolate.

Leggendo il censimento commerciale del 1927 si rileva che nell’area dei Castelli Romani erano in esercizio tantissime attività legate al turismo, tra alberghi, trattorie e bar.
La leadership spetta a Frascati con 40 esercizi commerciali, seguita da Albano con 38, Marino con 34, Genzano con 30, Rocca di Papa con 22 e così via, sino agli 8 di Lanuvio e i 7 di Colonna. Da notare che Frascati è la città che ha il maggior numero di alberghi: 4 contro i 2 di Albano e Marino.
Negli anni che precedono lo scoppio della guerra, si assiste a un’impressionante crescita delle scampagnate ai Castelli e i trasporti pubblici, poco utilizzati durante la settimana, nelle giornate di sabato e domenica diventano insufficienti.
Per questo motivo si aggiungono carrozze ai treni diretti alle località castellane e vengono prolungati gli orari serali di rientro a Roma del tram. È il periodo questo in cui si fa considerevole anche il numero delle automobili che affollano le piazze di Albano e Frascati nei giorni festivi.
Con il secondo dopoguerra e la continua crescita del turismo di massa, cambia completamente l’atteggiamento dei romani nei confronti delle località castellane.
Infatti, l’avvio della motorizzazione di massa, lo sviluppo economico, la nuova organizzazione del lavoro e la diminuzione dei costi di trasporto, sono tutti fattori che portano nuovi strati sociali alla conquista del tempo libero e, soprattutto, alla scelta di località turistiche lontane dalla città: dapprima stazioni balneari e località di montagna e, in seguito, mete lontane ed esclusive.

Sempre negli anni Cinquanta, col progressivo sviluppo della motorizzazione di massa, emerse chiaramente il pericolo rappresentato dalla coesistenza della linea tranviaria con i mezzi privati che si muovevano lungo la medesima sede stradale.
Quindi, dopo una serie di incidenti, piuttosto che contrastare il declino della tranvia, si preferì ridurne le tratte in esercizio, sostituendo, tra il 1954 e il 1962, i tram con i pullman.
Infine, all’alba nel 1965, anche “trenini” bianco-azzurri, rimasti in esercizio fra Genzano e Roma, uscirono definitivamente di scena per entrare nel grande “cassetto” della memoria collettiva romana e laziale.
Con il senno di poi, possiamo affermare che questa decisione non fu lungimirante e, anzi, fu l’inizio del grave problema della mobilità, da e verso Roma e tra le città dei Castelli, che stiamo vivendo in questi anni.

Infatti, il tram marciava in sede propria, era efficiente, e lo sarebbe ancora oggi, con dei mezzi moderni (come in tante parti del mondo) che, per raggiungere le loro destinazioni, non avrebbero avuto il problema dell’attuale caos nel traffico veicolare urbano ed extraurbano.
Siamo arrivati così nei mitici anni Sessanta, gli anni del boom economico, del turismo di massa, e tutto questo modifica completamente l’atteggiamento dei romani nei confronti delle località castellane.
La crescita esponenziale della motorizzazione, lo sviluppo economico, la nuova organizzazione del lavoro e la diminuzione dei costi di trasporto, sono tutti fattori che portano nuovi strati sociali alla conquista del tempo libero e, soprattutto, alla scelta di località turistiche lontane dalla città: dapprima stazioni balneari e località di montagna e, in seguito, mete lontane ed esclusive.
I Castelli continuano ad essere la meta privilegiata per le gite fori porta verso la rete di ristoranti, trattorie e osterie tipiche che funzionano a pieno regime il sabato e la domenica.