Atterrando all’aeroporto di Ciampino, possiamo osservare dall’alto il grande cratere esterno del Vulcano Laziale composto dalla sovrapposizione di diverse alture, conosciute oggi come i Colli Albani.
Il recinto esterno è formato dal Monte Tuscolo, Monte Salomone, Monte Ceraso, Monte Peschio, Maschio d’Ariano e Monte Artemisio; mentre all’interno troviamo Monte Cavo, Maschio delle Faete e Colle Jano.

Quelli elencati sono soltanto alcuni dei colli che possiamo visitare percorrendo il sistema dei ventuno sentieri realizzati e gestiti dal Parco regionale dei Castelli Romani. Una fitta rete di itinerari di oltre 150 chilometri che regala agli escursionisti panorami davvero suggestivi.

In questo articolo della rubrica “Sulle tracce del tempo” proverò a raccontarvi le emozioni che si provano percorrendo il “giro dei tre colli” che, oltre alle antiche testimonianze, permette di ammirare panorami mozzafiato sul nostro territorio.
Si parte dai Campi di Annibale (piazza Di Vittorio) per raggiungere la via Sacra. Qui troviamo una grande roccia scolpita che, da una parte mostra il muso di un toro e dall’altro il profilo di un uomo.

Si pensa che questa roccia testimoni il rito del sacrificio del toro che si svolgeva sulla sommità di Monte Cavo (Mons Albanus), all’interno del bosco sacro dedicato a Giove Laziale (Juppiter Latialis), durante le Ferie Latine.
Qui incontriamo una piccola cappella dedicata alla Madonna, costruita nel 1700 dai padri passionisti del convento di Monte Cavo. Proprio davanti a questa cappella si trova una roccia che è la testimonianza visiva delle diverse fasi del Vulcano Laziale.

Gli strati inferiori, composti da lapilli, scorie e tufo rappresentano i prodotti fuoriusciti dalla bocca del vulcano nel corso dell’attività di tipo esplosivo (prima fase). Poi troviamo il peperino, che è un tipo di tufo originato dall’incontro tra il magma e l’acqua (seconda fase) e, infine, il basalto, risultato delle colate laviche (ultima fase), che è il materiale con il quale vengono realizzati i sampietrini.

Ci si incammina lungo la via Sacra e, superato il belvedere sui due laghi, si scende lungo la strada asfaltata per poi voltare a sinistra su un piccolo spiazzo dove sono posizionati i cartelli che indicano i vari sentieri.
Ci si addentra così nel bosco e, dopo circa 300 metri, si arriva ad un trivio. Saliamo lungo il sentiero centrale e, lungo il percorso, in un tratto particolarmente scosceso, si arriva in un punto panoramico in prossimità di un’imponente colata lavica.
Dopo circa mezz’ora di cammino, all’uscita del bosco, s’incontra una strada carrabile ed un trivio. Qui, seguendo il sentiero CAI 516, si possono andare a visitare le antiche “tombe a grotticella”.
Ci si incammina lungo il sentiero, arrivando alla sommità di un piccolo colle dove si trova la cosiddetta “casa dei guardiani”. Scendendo poi sull’altro versante, dove si può ammirare un bellissimo panorama verso i Pratoni del Vivaro e i monti dell’Artemisio, si arriva all’area archeologica delle “Grotticelle” che rappresentano un’importante testimonianza della storia dei Castelli Romani.

Le due sepolture, incastonate nella roccia, risalgono a 2500 anni fa e sono una delle testimonianze più antiche degli antichi abitanti di questo territorio. Le tombe presentano due corridoi di tufo, scolpiti all’interno di un unico manto lavico, che conducono alla camera sepolcrale. Questi due corridoi avevano la funzione di accompagnare l’essere umano dal regno dei vivi a quello dei morti.
Tornando indietro, verso il precedente trivio, prendiamo la strada carrabile che termina di fronte ad una recinzione e, salendo verso sinistra e costeggiando la recinzione, si arriva in un punto panoramico da dove si può assistere a uno spettacolo eccezionale: i Monti Tuscolani, Rocca Priora, la città di Roma e, sotto di noi, i Campi di Annibale, dove sorgeva Cabum.
L’antico villaggio, appartenente alla Lega Latina, si estendeva dall’altura sacra (Arx aesulana), dove oggi si trovano i resti della fortezza medievale, sino ai Campi di Annibale.

Dal Maschio delle Faete (956 metri: la cima più alta dei Colli Albani), dopo aver percorso un lungo sentiero in discesa all’interno di un folto bosco, si arriva a un incrocio dove è collocata una effige della Madonna; qui si devia a sinistra arrivando davanti a un altro incrocio, conosciuto come la Forcella.
Da qui si prende il viottolo di destra che, dopo un breve tratto, giunge in un piccolo spiazzo da cui si biforcano tre sentieri e qui si prende quello a sinistra, dove inizia la salita verso il Colle Jano (938 metri).
Arrivati in cima e ammirato il bellissimo panorama, si discende dal colle lungo il sentiero che porta a “Malepasso” e qui attraversiamo la strada carrabile (via di Rocca Priora) e ci si incammina lungo il sentiero che porta alla “tagliata delle grotte cave”.

Si tratta di una specie canyon, avvolto da un’atmosfera misteriosa, con una serie di piccole grotte scavate nella roccia e riutilizzate per diverse finalità. Anticamente erano sepolcri primitivi, poi tombe paleocristiane, successivamente ricoveri per gli animali e, infine, ricoveri di fortuna durante la guerra,
Da qui torniamo sui nostri passi sino alla strada carrabile da dove si raggiunge il nostro punto di partenza.