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Home » Blog » Eurispes Rapporto Italia: il 54% delle famiglie italiane non arriva alla fine del mese. Cresce la sfiducia nel Governo per il 55,4% dei cittadini.

Eurispes Rapporto Italia: il 54% delle famiglie italiane non arriva alla fine del mese. Cresce la sfiducia nel Governo per il 55,4% dei cittadini.

Per il presidente Fara necessario introdurre il quoziente familiare e una tassa del 2% per i super ricchi
Eugenio SiracusaEugenio Siracusa25/05/20246 Mins Read
Il presidente Eurispes Gian Maria Fara

Si è svolta a Roma, ieri, presso la Biblioteca Nazionale, la presentazione del 36° rapporto Eurispes sull’andamento del Paese. Il dato che né uscito è di un Paese in affanno, con tante ansie, paure ed incertezze per il futuro.

Dopo il FMI e l’impietoso rapporto Istat, quello di Eurispes conferma la situazione, non proprio florida, del nostro Bel Paese.

Seppur con qualche timido miglioramento rispetto al rapporto del 2023, crescono le famiglie che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, quelle che rinunciano alle cure, le paure per la guerra e per la precarietà lavorativa.

Cresce anche la sfiducia dei cittadini nei confronti del Governo di centrodestra.

Tutti dati analizzati e che restituiscono un rapporto molto complesso ed articolato che però da la cifra della situazione italiana e dell’umore degli italiani.

Comparando i risultati con le precedenti rilevazioni dell’Eurispes emerge, rispetto allo scorso anno, un lieve miglioramento di alcuni indicatori della situazione economica delle famiglie italiane ma che non risulta essere sostanziale.

I dati del rapporto Eurispes

Il 57,4% della popolazione, infatti, si trova a dover affrontare situazioni difficili come quella di non riuscire ad arrivare a fine mese senza grandi difficoltà.

Ci sono poi le preoccupazioni per i consumi. Anche le bollette (33,1%), l’affitto (45,5%) e le rate del mutuo (32,1%) sono un problema per molte famiglie.

D’altronde, i prezzi dei beni di consumo sono in aumento secondo il giudizio dell’83% degli italiani e questo andamento costringe a trovare degli escamotage per far quadrare i conti.

Si chiede aiuto soprattutto alla famiglia d’origine (32,1%) e si usa molto l’acquisto a rate (42,7%), si pagano in nero alcuni servizi come ripetizioni, baby sitter, ecc. (33,6%) e quasi 3 italiani su 10 rinunciano a cure/interventi dentistici o controlli medici.

La maggior parte degli italiani (55,5%) ritiene che la situazione economica del Paese abbia subìto un peggioramento nel corso dell’ultimo anno, per il 18,6% la situazione è rimasta stabile, mentre solo un italiano su dieci (10%) ha indicato segnali di miglioramento.

Un momento della presentazione del rapporto. foto Eurispes

Guardando al futuro, i cittadini sono invece cauti: per il 33,2% la situazione economica italiana resterà stabile nei prossimi dodici mesi.

il 31,6% sono pessimisti, mentre il 10,8% prospetta un periodo di crescita economica.

Il 40,9% dei cittadini afferma però che la situazione economica personale e familiare negli ultimi 12 mesi è rimasta stabile. Mentre il 35,4% degli italiani denuncia un peggioramento della propria condizione economica, solo il 14,2% parla di un miglioramento.

Nelle difficoltà economiche alcuni sono ricorsi al sostegno di amici, colleghi e altri parenti (17,2%); il 16% ha richiesto un prestito in banca, mentre il 13,6% ha dovuto chiedere soldi in prestito a privati (non amici o parenti) con il pericolo di scivolare nelle maglie dell’usura.

Diffusa la vendita online di beni e oggetti (27,5%). Il 37,6% degli italiani ha dovuto rinunciare alla baby sitter e il 24,3% alla badante. Il 15,3% ha dovuto vendere o ha perso beni come la casa o l’attività commerciale/imprenditoriale.

Si acquista molto a rate (42,7%), spesso su piattaforme online a interessi zero (21,3%). Il 14,6% ha noleggiato abiti e accessori in occasione di feste o cerimonie, e l’11,7% è tornato a vivere in casa con la famiglia d’origine.

Far fronte alle spese mediche mette in difficoltà nel 28,3% dei casi. Le rinunce toccano anche la salute e si fa a meno di visite specialistiche per disturbi o patologie specifiche (23,1%), a terapie/interventi medici (17,3%), all’acquisto di medicinali (15,9%).

Alcune proposte avanzate da EURISPES

Secondo Eurispes non è più procrastinabile inserire il cosiddetto quoziente familiare, secondo il modello francese.

“Come Istituto continuiamo a caldeggiare, così come facciamo da oramai vent’anni, l’introduzione del quoziente familiare come sostegno al reddito delle famiglie italiane. – si legge nella nota di Eurispes – Il quoziente familiare, a differenza di quanto avviene oggi in Italia, dove la tassazione ha una base individuale che, a parità di reddito, penalizza le famiglie monoreddito e quelle con figli a carico, favorirebbe una riduzione delle tasse.”

In sostanza, ribalterebbe il sistema attuale di tassazione, basato sui redditi individuali. – precisa ancora la nota a commento del rapporto – Questo sistema avvantaggerebbe le famiglie con figli, diventando così, seppur indirettamente, un incentivo alla natalità.”

“L’imposizione fiscale cadrebbe, quindi, sul reddito medio pro capite, piuttosto che su quello familiare unitario. – puntualizza Eurispes – Introdurre anche in Italia il quoziente familiare secondo il modello francese potrebbe senz’altro comportare per le famiglie un risparmio medio annuo di imposta, che andrebbe ad aumentare al crescere del reddito e del numero dei componenti delle famiglie. I vantaggi sono assicurati dal fatto che le aliquote progressive verrebbero applicate sul reddito medio pro capite (per definizione inferiore) e non sul reddito di ogni componente familiare.”

Il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara ha tracciato anche altre linee di intervento partendo però da un presupposto. “L’Italia è al bivio in riferimento alle scelte culturali, politiche ed economiche da compiere. Serve coraggio. Non ci stancheremo mai di ripetere che la prima risposta possibile sta nel “coraggio di avere coraggio” proseguendo poi “Il bivio che ci presentano i processi di trasformazione riguarda anche l’impatto dei cambiamenti climatici sul nostro Paese, la riorganizzazione del sistema di welfare per affrontare al meglio, con una efficace e lungimirante azione di co-progettazione e co-programmazione tra Stato-Imprese-Comunità, gli effetti di medio e lungo periodo dei cambiamenti demografici, dei flussi migratori, dell’inclusione sociale, delle modifiche strutturali che si stanno registrando con sempre maggiore intensità nel mondo del lavoro e dell’istruzione.”

Di fronte a questo scenario sono necessarie altre azioni, come ha sottolineato il Presidente di Eurispes “Tra le innumerevoli possibilità di scelta che affollano il nostro orizzonte, vogliamo mettere l’accento su tre possibili vie d’uscita. La prima, ritornare alla centralità dell’uomo.

“Si tratta dell’agire umano che si fa condiviso, riscopre l’etica, la solidarietà, la responsabilità, la corresponsabilità planetaria nella salvaguardia dell’ambiente, delle risorse disponibili, dei popoli.”

“La seconda, ripensare i sistemi avanzati secondo criteri di redistribuzione della ricchezza. Per la creazione di un sistema più equo delle risorse e del benessere all’interno delle nazioni, dove chi ha già molto, senza perdere quel molto, può reimmettere nel circuito condiviso, nelle economie, parte della propria ricchezza senza intaccare in modo considerevole il livello di prosperità raggiunto. Una tassa del 2% sui super-ricchi ridurrebbe le disuguaglianze e raccoglierebbe risorse fondamentali per la crescita delle nazioni.” ha affermato Gian Maria Fara

“Terzo, ma non trascurabile fattore: collocare l’educazione, insieme all’educazione ai media e alle nuove tecnologie, come elemento portante delle economie in termini di capacità di produzione di ricchezza.”

Per Gian Maria Fara, in sostanza, il rapporto deve far riflettere e tendere ad “Immaginare e stilare un nuovo “Patto per il Futuro” che veda protagonista della trasformazione la società nella sua interezza.”

La sintesi del Rapporto è scaricabile cliccando qui

Il Rapporto in versione integrale e consultabile online https://eurispes.eu/ricerca-rapporto/rapporto-italia-2024/ 

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