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Home » Blog » La crisi idrica in Italia: una diminuzione del 18% nel 2023 rispetto al 1951

La crisi idrica in Italia: una diminuzione del 18% nel 2023 rispetto al 1951

RedazioneRedazione25/03/20243 Mins Read

L’anno 2023 ha segnato un ulteriore passo nel trend negativo della disponibilità di risorse idriche in Italia, nonostante un lieve miglioramento rispetto al 2022, secondo le stime del modello idrologico nazionale BIGBANG, sviluppato dall’ISPRA.

La disponibilità di risorse idriche per il 2023 è stata stimata in 112,4 miliardi di metri cubi, rispetto a una precipitazione totale di 279,1 miliardi di metri cubi. Questo rappresenta una riduzione del 18% rispetto alla media annua del periodo 1951-2023, dovuta a un deficit di precipitazioni – in particolare nei mesi di febbraio, marzo, settembre e dicembre – e a un aumento dei volumi idrici di evaporazione diretta dagli specchi d’acqua e dal terreno.

Un mese di precipitazioni intense

Nonostante la diminuzione della disponibilità di risorse idriche nel 2023, un elevato volume di precipitazioni nel mese di maggio, stimato in circa 49 miliardi di metri cubi, ha contribuito a mitigare la situazione. Queste precipitazioni intense, particolarmente evidenti in Emilia-Romagna, Sicilia e in parte in Calabria, sono state la causa dei tragici eventi alluvionali in Emilia-Romagna.

Le stime del modello BIGBANG dell’ISPRA indicano che nel 2023 il contributo alla ricarica degli acquiferi in Italia è stato di 53 miliardi di metri cubi, pari al 19% delle precipitazioni, rispetto a una media annua del 22,7% nel periodo 1951-2023. La cosiddetta aliquota di precipitazione che si è trasformata in deflusso superficiale è stata di circa 66 miliardi di metri cubi, corrispondenti al 23,7% della precipitazione, rispetto all’aliquota media annua del 25,4% calcolata sul lungo periodo. La quota di evapotraspirazione ha raggiunto il 59,4% della precipitazione, rispetto a un valore medio annuo del 52%.

Sempre più siccità estrema

Gli studi effettuati dall’ISPRA evidenziano un aumento della frequenza di condizioni di siccità estrema e della percentuale del territorio italiano soggetto a tali condizioni. In particolare, la siccità ha caratterizzato tutto il 2023, con condizioni di siccità estrema e severa nei primi mesi dell’anno nelle regioni del nord e centro Italia, già colpite dalla grave siccità del 2022. Tuttavia, queste condizioni si sono attenuate nel corso dell’anno.

Attualmente, l’Italia è caratterizzata da quattro diverse condizioni di severità idrica: alta in Sicilia; media (anche se con alcuni sistemi idrici in severità alta) in Sardegna; bassa nei distretti dell’Appennino Centrale e dell’Appennino Meridionale (quest’ultimo però con tendenza a severità media); si registra invece uno stato di normalità per i distretti idrografici del Fiume Po, delle Alpi Orientali e dell’Appennino Settentrionale.

I dati della Commissione EU dei Piani di Gestione delle Acque

I dati definitivi provenienti dal reporting alla Commissione EU dei Piani di Gestione delle Acque per il 3° ciclo di gestione della Direttiva Acque (completato ad agosto 2023), forniscono alcuni elementi di riflessione. Riguardo ai corpi idrici superficiali, su un totale di 7.763 corpi idrici, il 43,6% è in stato ecologico buono o superiore, mentre il 75,1% è in stato chimico buono. Su un totale di 1.007 corpi idrici, il 79% è in stato quantitativo buono, mentre il 70% è in stato chimico buono.

Una serie di analisi sulle variazioni di stato rispetto al precedente ciclo di gestione (2016), effettuate dall’ISPRA su un campione pari a circa il 70% del totale dei corpi idrici superficiali e sotterranei, rileva un miglioramento dello stato ecologico per il 14% dei corpi idrici superficiali, dei quali il 61,4% raggiunge lo stato buono o superiore. Per quanto riguarda il campione dei corpi idrici sotterranei, si riscontra un miglioramento dello stato quantitativo per circa il 5% dei corpi idrici. La previsione di miglioramento al 2027, per i corpi idrici sotterranei attualmente in stato quantitativo non buono, è di circa il 60%.

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