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Home » Blog » Le borse crollano. Tokyo perde il 12%. Milano il 4,2%. Prossimo lo scoppio di una bolla speculativa?

Le borse crollano. Tokyo perde il 12%. Milano il 4,2%. Prossimo lo scoppio di una bolla speculativa?

Eugenio SiracusaEugenio Siracusa05/08/20245 Mins Read
Le azioni crollano in borsa, agosto rovente per i mercati

Mentre i cittadini si apprestano ad andare in vacanza se non lo sono già, arriva il terremoto delle borse internazionali.

Milano perde il 4,2%, bruciando 15 miliardi di euro di transazioni, Tokyo il 12,4% e nelle ultime settimane il 26%. Tutti i mercati azionari sono al ribasso, anche quello delle criptovalute.

Il Nasdaq, mercato simbolo del rialzo che è sempre stato in crescita ininterrotta dall’ottobre 2022 ha perso il 16%. Il marchio Nvidia, leader dell’intelligenza artificiale ha perso il 30% del suo valore.

Anche in Europa le borse perdono complessivamente il 3%. Lo spread sfiora i 150 punti base.

Insomma un vero crack di quelli che non si vedevano, almeno a Tokyo, dal 1987.
Ma che cosa sta accadendo?

E’ in atto una speculazione finanziaria, o i mercati si stanno accorgendo dell’arrivo di un’altra bolla speculativa?

In queste ore frenetiche è in atto una svendita globale di azioni.

Segnali preoccupanti che gli esperti chiamano panic selling, di capitolazione. Un fenomeno che accade quando molti operatori vendono non perché debbano vendere, ma perché costretti a farlo.

Ma costretti a farlo da chi e da che cosa?

Intanto un primo dato arriva dall’America, dove i mercati hanno registrato che le grandi aziende, sostanzialmente legate al petrol-dollaro mediorientale, non stanno investendo più sui titoli europei, anzi.

L’altro aspetto è legato al mutato rapporto di fiducia con il dollaro, per cui moltissimi operatori avevano spostato gli investimenti sull’acquisto dello Yen, che aveva tassi allo zero per cento, del dollaro canadese ritenuto più stabile, ma soprattutto sono ricominciati fortissimi scambi sulle materie prime con la rincorsa all’acquisto delle scorte di oro.

Ma perché ricorrere ad investire in beni rifugio? Questo accade solo quando gli investitori non si fidano più delle monete, quando pensano che non valgano più di tanto, è il caso dell’Euro e del Dollaro.

Insomma un combinato disposto che rischia di continuare a far fibrillare i mercati e a bruciare letteralmente migliaia di miliardi di dollari.

Gli altri fattori che hanno ingenerato questa fuga dai mercati azionari, è il rischio di recessione, a cominciare dall’America che ha dovuto comunicare l’aumento della disoccupazione e il calo della produzione. Due fattori di rischio che hanno generato nervosismo nel mercato della compravendita delle azioni.

Queste situazioni hanno prodotto una inversione, spostando le liquidità sui bond, visto che i bond hanno potuto godere di almeno 5 tagli dei tassi di interesse e questo accade quando le banche centrali sono preoccupate del ciclo economico.

Questo già di per sé basterebbe per dire che la recessione è globale, almeno nei Paesi occidentali e in America, a cui si aggiunge il rallentamento lungo della locomotiva Germania, alla quale l’Italia è collegata e connessa economicamente.

Incertezza sul ciclo economico, le guerre che non cessano di finire, con maggiori esborsi di denaro dalle banche centrali per sostenerle, distraendo le risorse da progetti di rilancio dell’economie interne, materie prime che salgono, la concentrazione delle stesse soprattutto sul versante cinese.

Insomma indicatori che fanno riflettere e per chi investe in borsa, significa disinvestire e spostare le risorse in altre direzioni.

L’altro elemento riguarda lo Yen. La moneta nipponica è sempre stata ben accetta dai mercati per via del fatto che i tassi di interesse per decenni sono stati allo 0%. Arrivando a svalutarsi del 50% rispetto al dollaro.

Quindi in maniera speculativa si compravano Yen e si acquistavano azioni sul mercato americano di asset con rendimenti molto elevati. Ma il 1 agosto i tassi di interesse dello Yen sono aumentati dello 0,25% cosa che non accadeva dal 2007, causando un rimbalzo della valuta nel rapporto con il dollaro.

Questo ha portato molti investitori, che avevano comperato in Yen e fatto investimenti in azioni con la moneta nipponica, a disinvestire immediatamente, creando un corto circuito non indifferente, visto che la borsa di Tokyo ha perso il 26% complessivamente in una settimana e poco più.

Molti operatori avevano comperato in Yen titoli americani quotati al Nasdaq, soprattutto titoli dell’intelligenza artificiale, da qui il crollo di Nvidia del 30%.

Se il rapporto Yen/Dollaro continua a muoversi in direzione Yen, sicuramente continueranno le svendite delle azioni Nasdaq acquistate secondo la logica speculativa.

Ultimo dato, ma non per questo meno importante, anzi forse il più rilevante di tutti è che le banche centrali non hanno liquidità. O meglio non intendono far circolare denaro.

Le banche centrali stanno riducendo progressivamente nei loro bilanci, il circolante e questo accade tutti i mesi. A concorrere a questa riduzione del contante anche la Cina.

La riduzione della moneta circolante, della liquidità, non è certo un bel segnale per i mercati e gli investitori. Nasconde forse una strategia difensiva pronta a svelarsi allo scoppio della bolla speculativa? Se ciò fosse significa che le banche centrali mondiali dovranno immettere liquidità nell’economia reale. Per questo forse si sta riducendo così fortemente la liquidità?

Gli indicatori sembrano presagire questo scenario, che sommato allo Yen, alla recessione americana ed europea, al disinvestimento del petrol-dollaro mediorientale in Europa, sta creando di fatto creato il crack delle borse di questa mattina.

Le guerre in corso, quella Ucraina che ha messo ko l’economia europea, e quella mediorientale dove gli Stati Uniti stanno investendo ingenti somme, sono emblematiche del momento storico gravissimo che stiamo vivendo.

La guerra Cina contro USA è sempre incombente. Lo è dal punto di vista finanziario, ma con un rischio militare concreto.

I Paesi Mussulmani dal canto loro, stanno investendo sempre meno in beni e servizi dell’Occidente. Un puzzle difficile da comporsi, ma che fa presagire una crisi economica di vasta portata, se non si riuscirà ad uscire dal sistema di guerra e di debito in cui Europa e Stati Uniti sono ormai piombati da decenni.

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