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Home » Blog » Sulle tracce del Tempo. La Via Sacra

Sulle tracce del Tempo. La Via Sacra

Maurizio BocciMaurizio Bocci18/02/20254 Mins Read
La via Sacra che sale da Rocca di Papa

Con questo articolo iniziamo una rubrica dedicata ai sentieri del Parco dei Castelli Romani perché, come ci hanno insegnato gli artisti stranieri protagonisti del Grand Tour d’Italie, che visitarono l’Italia agli inizi dell’Ottocento, i Castelli Romani sono l’unico posto al mondo dove si può passeggiare all’interno di lussureggianti boschi di castagno e visitare siti archeologici di epoca romana o medievale.

Sono pochi, infatti, i territori che presentano una stratificazione storica così ricca e continuativa come quella dei Castelli Romani e questo fa sì che esistano un’infinità di luoghi capaci di raccontare la nostra storia e tutto questo è una ricchezza inestimabile.

Il panorama dall’Occhialone

Iniziamo questa rubrica con la via Sacra che sale sulla cima di Monte Cavo, ritenuta: «La più vecchia e la più nobile delle vie d’Italia»; un sito unico al mondo e, quindi, una eccellenza di questo territorio.

L’antica strada partiva da Ariccia e s’inerpicava lungo il crinale di Monte Gentile sino ad arrivare alla cima di Monte Cavo. Oggi ci sono alcuni tratti del sito archeologico nei pressi di Monte Gentile, ma la parte più lunga e ancora in ottimo stato di conservazione è quella finale, lunga circa due chilometri, tutta pavimentata con basoli di pietra lavica.

L’ottimo stato di conservazione della strada è legato ad alcuni dettagli costruttivi molto accurati, come gli scolmatoi che appaiono lungo i tratti in forte pendenza, eseguiti mediante la realizzazione di avvallamenti obliqui del lastricato con lo scopo di intercettare e convogliare le acque piovane fuori dalla sede stradale, per poi raccoglierle in apposite conserve d’acqua.

un dettaglio dei gomphis lungo la via Sacra

Nell’età protostorica (fino al VI secolo a.C.) la strada era un sentiero sterrato scavato nel tufo; soltanto dopo il III secolo a.C. (forse nell’anno 174 a.C.) il percorso fu lastricato con i basoli che ancora resistono nel tempo.

Per visitarla si può percorrere il sentiero CAI 512, partendo dall’area antistante il ristorante La Foresta, e, camminando in solitudine su questa strada, sembra di tornare indietro di duemila anni, quando queste pietre di basalto erano calcate dai pellegrini che si recavano sulla cima del monte per rendere omaggio al tempio di Giove Laziale.

Proprio all’inizio della via Sacra è scolpito sul basolato un simbolo fallico, mentre un secondo “fallo”, meno visibile del primo, s’incontra poco prima di arrivare alla strada carrabile che sale verso Monte Cavo. Si tratta di simboli propiziatori che si ritrovano anche in altri siti archeologi e che rappresentano il principio maschile, la forza primigenia, il dio della fertilità.

ai lati gli umbones

Ai margini della strada ci sono tutta una serie di pietre (umbones) inserite verticalmente nel terreno per serrare la carreggiata; tra questi – a distanze regolari – si incastravano i gomphis, pietre a forma conica aventi funzione di paracarri ed utilizzate anche per agevolare la salita a cavallo.

All’inizio della salita la strada è larga poco più di 4 metri, mentre da Prato Fabio sino alla cima del monte la strada si restringe fortemente e diventa larga 2,70 metri. Secondo l’archeologo Franco Arietti è questo il punto in cui iniziava il Bosco Sacro a Giove Laziale e da dove partiva il corteo che apriva le Ferie Latine.

Infine, in certi punti del percorso finale, su alcune pietre di basolato sono incise le lettere N e V e, sempre Franco Arietti, ha interpretato come Novus e Vetus che indicavano i tratti della strada restaurati e, per i quali, andava pagato il lavoro effettuato.

Novus e Vetus, giunti fino ai giorni nostri

Al termine della via Sacra, si arriva ad un piccolo terrazzo (detto l’Occhialone) da cui si può godere di uno spettacolo unico che racchiude tutta la storia e la bellezza di questo territorio. È il colpo d’occhio più suggestivo dei Colli Albani che ci ricorda che qui siamo all’interno del territorio della mitica Alba Longa.

Partendo da destra, in primo piano si può osservare il Lago Albano e il borgo di Castel Gandolfo, con il Palazzo Pontificio e la Specola Vaticana; poi, volgendo lo sguardo verso sinistra, si può vedere il ponte di Ariccia e Palazzo Chigi; il lago di Nemi con i borghi di Genzano e di Nemi, i Pratoni del Vivaro e i monti dell’Artemisio.

Sullo sfondo, troviamo il litorale pontino, con il Circeo, dietro al quale, nelle giornate più limpide, possiamo intravedere le isole Pontine, e il litorale romano sino a Fiumicino.

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