Quanto emerge dall’inchiesta della DDA di Napoli sugli appalti pilotati dalla camorra fa rabbrividire, soprattutto nella ricostruzione dei passaggi effettuati, le dazioni sistematiche di denaro che dovevano servire alla Super Eco e alla famiglia Ciummo di stare nella “bambagia“, mentre adesso si ritrovano alle soglie del carcere, se il Gip del Tribunale di Napoli confermerà le richieste dei PM della DDA napoletana.
Al centro dell’indagine c’è Nicola Ferraro, ex consigliere regionale campano in quota udeur, già arrestato per fatti di camorra e che, tornato in libertà , sarebbe divenuto il referente dei casalesi sul territorio per la gestione degli appalti legati alla raccolta dei rifiuti e dei servizi di disinfestazione nelle ASL campane e con entrature nelle cosche mafiose del catanese.
Secondo gli inquirenti proprio da Ferraro passavano una serie di personaggi, faccendieri, fac totum, imprese, politici, dirigenti delle ASL, che avrebbero costituito un cartello dedito a pilotare le gare pubbliche per la gestione dei rifiuti e delle disinfestazioni.

Appalti milionari per i quali le aziende coinvolte devolvevano ingenti somme di denaro ai vertici del cartello camorristico. Dazioni necessarie per restare nel sistema, non subire ingerenze, essere protetti e rispettati.
Lo scenario descritto dagli inquirenti, nella imponente indagine con circa 600 pagine depositate, sembra una sceneggiatura di una serie televisiva.
Ferraro, i Ciummo e l’appalto vinto a Catania
Tra le figure imprenditoriali di spicco e di punta nelle ipotesi accusatorie dei PM della DDA, ci sarebbero proprio Vittorio e Carlo Ciummo i patron della Super Eco srl, l’azienda di rifiuti di Cassino, con sede operativa a Pignataro Interamna.
Proprio i Ciummo, grazie all’intervento di Nicola Ferraro presso gli esponenti della cosca mafiosa Santapaola di Catania, con l’ausilio di Domenico Romano e i contatti con gli amministratori catanesi, si sarebbero aggiudicati l’appalto dello smaltimento dei rifiuti della città etnea. Il lotto nord. Per l’aggiudicazione di questo appalto la Super Eco avrebbe pagato una somma di denaro mensile a Ferraro.
Gli stessi Ciummo avrebbero anche interagito con i politici della città etnea, facilitati dai canali criminali. Questo il castello accusatorio nei confronti di Vittorio e Carlo Ciummo. Gli stessi imprenditori erano stati anche agevolati nella partecipazione ad una gara di rifiuti nel comune di Castellamare di Stabia, partecipazione che non si concretizzò per mancanza di alcuni requisiti specifici richiesti nel bando.
Così come l’interessamento per pilotare la gara dei rifiuti nel comune di Fiuggi, poi non concretizzatasi.
Per Nicola Ferraro, i Ciummo, come altre aziende facenti parti del cartello affaristico-camorristico secondo l’ipotesi della DDA di Napoli, dovevano stare nella “bambagia” ovvero non potevano e dovevano essere ne toccati, ne osteggiati nella partecipazione alle gare sulla gestione dei rifiuti.
Le indagini della DDA: intercettazioni, pedinamenti e deposizioni
Le ipotesi della DDA di Napoli sono frutto però di intercettazioni ambientali, telefoniche, pizzini, riscontri audio, pedinamenti, video, deposizioni di collaboratori di giustizia e di alcuni protagonisti di questa vicenda, tra cui Domenico Romano, che avrebbe avuto un ruolo chiave di raccordo per far ottenere alla Super Eco l’appalto dei rifiuti a Catania su richiesta di Nicola Ferraro.
Cosi come la DDA napoletana avrebbe riscontrato diversi viaggi di uno dei fac totum dell’organizzazione criminosa, Antonio Moraca, che puntualmente si recava nello stabilimento di Pignataro Interamna, sede della Super Eco per tornare poi a casa di Nicola Ferraro, per la consegna del denaro pattuito per l’appalto catanese.
Un ipotesi accusatoria, quindi, che secondo gli inquirenti, avrebbe basi solide per via delle attività messe in atto in questi due anni di indagini, dalla Procura e dalle forze dell’ordine a cui è stata demandata l’operatività dell’indagine che, in Campania, ha assunto contorni clamorosi.
In Campania una indagine devastante
Sindaci coinvolti, mazzette, presidenti di commissione, dirigenti delle Asl, secondo la DDA, tutti “assoldati” nel sodalizio criminale, nel quale gli imprenditori singolarmente o in associazione temporanee di imprese, si spartivano appalti milionari indicati dei vertici camorristici.
Gare ed appalti che venivano sistematicamente aggiudicati tramite le stazioni appaltanti telematiche utilizzate per la gestione delle gare.
Nella ricostruzione della DDA napoletana, tutto veniva preparato a tavolino, concordate le società e gli importi delle tangenti da versare sistematicamente e mensilmente al rappresentate del clan, Nicola Ferraro. Questo ha fatto scaturire le richieste di custodia in carcere anche per i Ciummo, padre e figlio.
Da oggi gli interrogatori di garanzia
Questa mattina dovrebbero cominciare gli interrogatori di garanzia predisposti dal GIP nei confronti delle 34 persone per le quali la DDA di Napoli ha chiesto varie misure.
Dall’arresto in carcere, agli arresti domiciliari, alle interdizioni e al divieto di contrattare con la pubblica amministrazione.
Per Vittorio e Carlo Ciummo i PM hanno chiesto l’arresto in carcere, insieme ad altre sedici persone, tra le quali Nicola Ferraro, Aniello Ilario, Angelo Ciampi, Francesco Pietro Buonanno, Domenico Raimo, Luigi Grimaldi, Antonio Moraca, Giuseppe Rubino, Felice Foresta, Antonio Montanino, Luigi Rea, Giuseppe Rea, i due omonimi Paolo Verolla. Nicola Mottola, Onofrio Paolo.
Nessun provvedimento sarebbe stato richiesto per Domenico Romano, probabilmente per via delle dichiarazioni rese agli inquirenti che hanno contribuito a dare concretezza all’ipotesi accusatoria.
I PM hanno richiesto gli arresti domiciliari per Luigi Bosco, Massimo Cirillo, Eugenia Iemmino, Mauro Marchese, Vincenzo Agizza, Giuseppe Guida, Vittorio Fuccio, Giuseppe Ilario, Virgilio Emanuele Pio Damiano.
I possibili risvolti per la Super Eco
La Super Eco gestisce numerosi appalti, tra cui Frosinone, Terracina, Pignataro Interamna, Ventotene in affidamento diretto, Forio D’Ischia, Lacco Ameno, Caianello, solo per citarne alcuni.
L’eventuale carcere per i Ciummo, titolari della Super Eco, potrebbe portare il tribunale a nominare un amministratore giudiziario per dare continuità operativa per i 420 dipendenti della società ciociara.
Ma potrebbe anche accadere che le amministrazioni locali e i sindaci, vedendo questo tipo di sviluppo possano chiedere la revoca dell’appalto in autotutela.
Le risultanze delle azioni che si svilupperanno dipenderanno, inevitabilmente dalla decisione dei GIP, se convalidare gli arresti o mitigare le richieste dei PM Ranieri e Giordano.
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