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Home » Blog » Sulle tracce del tempo: sentiero dei due conventi

Sulle tracce del tempo: sentiero dei due conventi

Maurizio BocciMaurizio Bocci26/05/20255 Mins Read
Il convento di Palazzolo

Il punto di partenza del sentiero CAI 511, o sentiero dei due conventi, che si snoda lungo il costone occidentale del Lago Albano, è abbastanza vicino a due siti archeologici di grande importanza storica (Anfiteatro Severiano e Cisternoni dei Castra Albana) e, avendo tempo a disposizione, consigliamo di visitare prima o dopo l’escursione.

Il convento dei Cappuccini

Si parte a ridosso del Convento dei cappuccini di Albano Laziale, edificato nel 1619 per volere della principessa Flaminia Colonna Gonzaga, dalla cui terrazza si può godere di un panorama mozzafiato sul lago e sui colli della caldera vulcanica.

Anche il bosco del convento è particolarmente interessante, perché sono presenti numerose specie arboree d’alto fusto.

In tutto il tratto si può ammirare una variegata e rigogliosa vegetazione, composta da castagni (l’unica essenza non autoctona, in quanto introdotta nel XVII secolo), lecci, carpini neri e bianchi, noccioli, aceri, tigli e roverelle.

In questa zona è presente anche il lauro (o alloro), un piccolo albero sempreverde le cui foglie, di color verde scuro, lucide nella parte superiore e opache in quella inferiore, cingevano il capo degli imperatori e dei consoli romani, ma anche dei poeti e dei letterati.

Ai bordi del sentiero è possibile osservare anche molte piante di pungitopo il cui nome deriva dall’usanza contadina di proteggere dai topi (con mazzetti di questa pianta) i salumi e i formaggi messi a stagionare.

Tra le molteplici piante possiamo trovare anche esemplari di viburno-tino, i cui frutti, un tempo impiegati per la cura dei catarri bronchiali, presentano una certa tossicità e sono fortemente purgativi, e il borsolo o lacrime di Giobbe, considerato una specie arbustiva molto rara e protetta dalla Legge Regionale del 19 settembre 1974, i cui semi venivano utilizzati per la loro durezza come grani per le corone del rosario.

Ritornando sul nostro percorso, lungo il cammino incontriamo i resti dell’acquedotto delle Cento Bocche e, dopo poco meno di 2 chilometri, all’inizio della prima salita, si può girare a sinistra e arrivare alla pentima della Vecchiaccia dove è possibile ammirare uno spettacolo unico a strapiombo sul lago.

Riprendendo il sentiero, alla fine della salita troviamo un piccolo stradello (non segnalato) che scende lungo l’area boschiva.

Questo percorso che conduce al romitorio di Sant’Angelo in Lacu non è facile da percorrere e richiede una particolare attenzione nel procedere e ci si può perdere.

Quindi è assolutamente necessario percorrerlo, almeno la prima volta, con persone che lo conoscono bene.  

Dopo pochi minuti di cammino si arriva al romitorio di Sant’Angelo in Lacu, sulle pendici del Lago Albano, all’interno di un bellissimo bosco di lecci.

Romitorio Sant’Angelo

La più antica testimonianza dell’eremo risale ad una bolla papale del 1116; mentre nel 1282 il cardinale Giacomo Savelli, futuro papa Onorio IV, lo restaurò e lo destinò a padri Guglielmini di Montevergine.

Il romitorio fu abitato fino al 1660 circa, anno nel quale risulta che un certo frate Mauro trasportava i frutti coltivati dai confratelli alla mensa pontificia di Castel Gandolfo.

Nel 1773 il cardinale Antonio Colonna lo fece distruggere poiché era diventato dimora dei briganti che infestavano questa zona.

Del complesso, ormai in stato di completo abbandono, si può osservare la cappella duecentesca, i ruderi di un campanile e un portale di accesso scalpellato al cui interno furono ricavati sedili dove i religiosi si raccoglievano in preghiera.

Dopo una breve sosta per riprendere fiato e godere il fascino e la magia di un paesaggio isolato e lontano dai rumori che ci porta indietro nel tempo, si riprende il sentiero.

Superati i ruderi del romitorio, salendo per un breve tratto, è possibile vedere parti interrate dell’antico acquedotto delle Cento Bocche: si volta poi a sinistra e si prosegue mantenendosi sulla destra facendo attenzione a seguire i segnali “rosso-bianco”.

Si arriva così al convento di S. Maria di Palazzolo, di cui si hanno le prime notizie intorno al XIII secolo come Sancta Maria de Palationes, costruito sulle rovine di una villa romana.

La vista del lago di Albano, in alto a sinistra il Convento di Palazzolo

Il suo nome deriva dall’esistenza di un antico edificio (palatiolus) utilizzato per brevi soste dai consoli che percorrevano la vicina via Sacra per celebrare i loro trionfi o le Feriae Latinae.

L’abbondanza di sorgenti e la vicinanza al tempio di Giove dovettero favorire uno stabile stanziamento sin dall’antichità, come attestano i resti di una villa romana e di un sepolcro rupestre.

La più antica menzione di Palazzolo risale al 1023, quando era abitata soltanto da tre monaci eremiti.

L’edificio al di sopra del convento, oggi sede della prestigiosa struttura ricettiva Villa del Cardinale, è l’antica dimora di Gerolamo Colonna, edificata nel 1629 su progetto dell’architetto Antonio Del Grande.  

Le grotte di tufo

Purtroppo una frana non ci permette di arrivare al piazzale davanti alla chiesa di Santa Maria della Nives e, quindi, percorriamo il sentiero di ritorno e qui incontriamo alcune grotte di tufo, in antichità adibite a ninfei naturali, nel Medioevo utilizzate come carceri e infine riparo naturale dei pastori.

All’interno di queste grotte il regista Sergio Leone girò alcune scene del film Giù la testa.

Il ritorno al convento dei Cappuccini si effettua percorrendo a ritroso il sentiero CAI 511 e, dopo aver percorso un’ora di cammino per complessivi 2,5 km, si ritorna al punto di partenza del sentiero dei due conventi.

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